Urge reazione!
Scritto da Gianpiero Sabato   
Giovedì 20 Gennaio 2011

Vincere a Cagliari di misura ed a qualche minuto dal termine ci può stare, sia per le assenze sia perché la squadra di Donadoni è in un momento di forma psico-fisica ottimale (le successive vittorie di Parma e contro il Palermo lo stanno a testimoniare).

Pareggiare in casa contro l’Udinese poteva essere messo in preventivo (anche se magari non con quel punteggio), sia per le assenze (soprattutto a centrocampo) e sia per le caratteristiche di un avversario che abbiamo sempre sofferto e che sta facendo un campionato di altissimo livello.

Pareggiare a Lecce non ci sta mai, né in questa vita né nella prossima.
Non è sufficiente parlare di assenze o di gambe imballate per giustificare un risultato contro una delle squadre più modeste del nostro campionato.
E’ necessario, invece, porre l’attenzione principalmente sull’aspetto mentale.
E’ risultato sconcertante il modo in cui il Milan ha gestito la partita, sia prima del vantaggio-capolavoro di Ibra che, soprattutto, dopo.

Il coefficiente di difficoltà della partita ed i risultati già noti delle dirette concorrenti, dovevano bastare a generare un approccio diverso: bisognava entrare in campo con un piglio diverso, una ferocia diversa, una cattiveria adeguata alla circostanza.
Il Milan a Lecce deve entrare in campo, afferrare l’avversario per la gola, fare due gol alla difesa più disastrata del campionato, stringere la mano all’avversario, ringraziarli per l’impegno profuso, salutare il pubblico e riprendere l’aereo per Milano.
Il Milan doveva fare per 70 minuti quello che ha fatto negli ultimi 10 minuti, dopo aver subito il gol di Olivera, quando per reazione allo sgarbo subìto ha costruito due/tre nitide palle gol che solo la sorte e un ottimo Rosati hanno sventatato.

Ma il Milan capolista non può essere questo, non può mostrare il giusto atteggiamento solo quando è con l’acqua alla gola (contro l’Udinese) o quando ormai è troppo tardi (contro il Lecce).
Urge quella fame di vittoria che ha caratterizzato la truppa di Allegri fino alla vigilia della sosta natalizia, che aveva spinto il tecnico a delle scelte anche contro la “tradizione societaria” (centrocampo muscoloso ed accantonamento di Dinho) e che ha spinto la squadra alla conquista di una vetta che non vedevamo da tempo immemore.

Al di là delle scelte tecniche, ciò che fin qui è piaciuto di più è stato proprio l’atteggiamento della squadra, l’unità di un gruppo che si è sentito interamente coinvolto nel nuovo progetto guidato dal tecnico livornese (vi ricordate le lodi da parte di molti giocatori che non avevano feeling con Leonardo e che sono rinati con Allegri?).
Sembra quasi che, una volta arrivati fin lassù e viste le inattese difficoltà degli avversari più accreditati (Inter di Benitez su tutti), la squadra abbia mentalmente (e forse inconsciamente) mollato l’osso, crogiolandosi nella veste di regina del campionato italiano.
La ragione (o forse la speranza) è che la gara in Salento sia solo un episodio, una serata storta.
Non si spiegherebbe altrimenti come una squadra come il Milan, capolista con merito da quasi tre mesi, possa in una partita sola commettere una serie di errori così evidente al punto di rimettere in gioco un avversario che altrimenti non avrebbe i mezzi per farlo da solo; perché intendiamoci, il Milan a Lecce a pareggiato solo per errori propri, non certo per la forza del nemico.

Bisogna ritrovare il giusto atteggiamento ora che siamo ancora in testa, bisogna reagire subito senza guardare minimamente a quello che fanno i nostri avversari.
Ricordiamoci che siamo in testa alla classifica, e che l’esito di questo campionato dipende esclusivamente da noi.
L’aspetto mentale è quello più evidente, ma qualche problema di carattere tecnico è comunque emerso.
Bisogna cominciare fin dalla gara contro il Bari in Coppa Italia, perché si fa presto a prendere l’abitudine a perdere (o comunque a non vincere).

L’aspetto mentale è quello più evidente, ma qualche problema di carattere tecnico è comunque emerso.
Abbiamo dato il meglio con i tre mediani quando abbiamo schierato Seedorf trequartista e Robinho insieme ad Ibra.
Abbiamo offerto il calcio migliore con Ambro centrale e Pirlo a sinistra e con Boateng trequartista alle spalle di Robinho e Ibra.
Forse è il caso di pensare che la “mediana muscolosa” vada bene quando abbiamo gente alle spalle delle punte che sia in grado di inserirsi da dietro (Boa o Binho), e che invece sia poco “produttiva” quando Ibra è affiancato da uno come Pato (poco incline “al sacrificio) e che a supportarli sia un Seedorf poco in forma: perdiamo gran parte della nostra capacità di offendere, e dobbiamo sperare in una prodezza individuale del gigante Zlatan.
Ed allora bisogna sperare che Pirlo e Boateng recuperino in fretta, oppure che Allegri si inventi qualcosa, magari aiutato da un innesto.
Lazzari può non stuzzicare molto la fantasia dei tifosi, ma forse, per caratteristiche, può essere una inattesa e utilissima sorpresa

 
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