Scritto da Massimo Bambara |
Martedì 10 Maggio 2011 |
Dodici mesi fa era tutto da buttare.
Dodici mesi fa sembrava che il Milan fosse finito, che la nostra fosse una condizione di tifosi derelitti, senza speranze, senza alcuna possibilità di riveder la luce.
E invece siamo qui, dodici mesi dopo, a festeggiare uno scudetto, perchè il calcio è una giostra pazza, rapida, repentina, sulla quale se scegli di salire, sai che poi non scenderai mai più.
Perchè nel calcio ti innamori, ti infervori, ti appassioni, vorresti sempre primeggiare anche se lo sport, come regola generale, ti dice che non è possibile.
Cos'è accaduto?
Io non credo nelle favole, nei risvegli improvvisi, nella divisione dei periodi e delle situazioni in buoni e cattivi.
Penso che mai come questa volta questo scudetto sia tutto di Adriano Galliani.
Come tredici anni fa, nell'estate del 1998, quando dopo due annate negative si rimise in gioco e lasciò qualsiasi incarico extracalcio per dedicarsi solo al Milan e arrivò, immediato, il sedicesimo scudetto, anche stavolta Adriano Galliani ha fatto un autentico miracolo.
A metà maggio del 2010 il Milan era una squadra senza allenatore, con tanti giocatori vicini alla scadenza del contratto e un esercito di incognite sulla strada degli acquisti.
Galliani ha saputo lavorare bene e con una pazienza certosina.
Ha prima scelto un allenatore di rottura rispetto al passato, Allegri infatti non era un ex giocatore del Milan e non faceva parte della cosiddetta famiglia rossonera.
Ha puntato forte su Allegri, ha intravisto in lui qualità non comuni sia tecniche che umane.
Una scelta poi condivisa anche dal Presidente che, imparando ad apprezzare il lavoro di Allegri prima e quello di Galliani poi, ha ritrovato slancio e voglia negli investimenti per la squadra.
Il fine agosto del 2010 è uno di quei periodi che segna la storia.
Con Ibra e Robinho il Milan fa un passo avanti netto verso il primato italiano, un primato che è nella rosa, nella forza della stessa, ma che adesso spetta al campo dimostrare.
Ed è stato così che da settembre a maggio Galliani è stato per la squadra e per Allegri punto di riferimento fondamentale nei momenti decisivi.
Indispensabile quando ha deciso di avallare la scelta dell'allenatore di far fuori Ronaldinho per costruire un Milan più fisico.
Il primo passo verso lo scudetto è stato quello.
Altrettanto indispensabile quando a gennaio, dopo l'infortunio grave di Ambro, è andato a prendere Van Bommel.
Furbo e perfetto nelle due settimane che hanno preceduto il derby quando ha tenuto la squadra al riparo da crisi e polemiche, quando ha fatto in modo che il Boa non partisse per la nazionale, quando ha dato la massima fiducia ad Allegri nel suo momento più basso, dopo le partite con Bari e Palermo.
Questo scudetto è nato in estate nella testa di Galliani che lo ha poi abbondantemente coltivato per tutta la stagione per poi coglierlo, gioioso, come un fiore profumato in una tiepida serata romana |
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