Servono gli attributi

by Gianpiero Sabato

Lo scudetto manca in casa milanista da sette stagioni, ma quel che è peggio è che i nostri dirimpettai festeggiano scudetti da cinque stagioni consecutive (anche se avrebbero da festeggiarne solo quattro) e sono reduci dall’aver conquistato il famigerato “triplete”. Aggiungiamoci che a “salvarli” da una stagione disastrosa e tentare la rimonta incredibile è stato chiamato un “rinnegato” cuore rossonero ed allora il quadro è completo. Per noi milanisti vincere questo scudetto è vitale, è come riuscire a tornare a respirare a pieni polmoni dopo aver tenuto per troppo tempo la mascherina dell’ossigeno. Qui il punto non è tanto quello di vincere lo scudetto, quanto, piuttosto, vincere lo scudetto “contro” l’Inter! Non voglio dire che per noi, calcisticamente parlando, sia una questione di vita o di morte, ma ci siamo molto vicini.

Tutto ciò premesso, assistere alle ultime due gare del Milan è stato un supplizio, qualcosa che non avremmo mai voluto vedere. Dalla sera del pari dell’Inter a Brescia, siamo entrati in una specie di incubo. Siamo passati dal dare l’ultima martellata sull’ultimo chiodo della bara del nemico, all’averne quasi completamente rianimato il cadavere. Ma la cosa grave non è tanto il fatto che la squadra abbia lasciato dei punti per strada (quello fa parte del gioco), quanto il modo in cui la squadra ha affrontato questi impegni.

E’ perfettamente inutile addentrarsi in elucubrazioni di carattere tecnico e/o tattico, qui l’unica spiegazione è di carattere mentale. L’atteggiamento con cui i giocatori hanno approcciato le due gare è stato allucinante. La sufficienza con cui si affronta il fanalino di coda Bari trova il suo culmine nel gol incassato, roba che non si vede neanche in seconda categoria. Ti sforzi di pensare che, tutto sommato, la storia del calcio è piena di questi episodi, e ti aspetti il riscatto immediato: a Palermo non ti aspetti “gli occhi della Tigre”, a Palermo ti aspetti dei giocatori “con il sangue agli occhi”!

Visto il momento di grande fragilità degli avversari, sarebbe stato necessario entrare in campo e metterli all’angolo, mettergli addosso una pressione che a lungo andare avrebbe portato la partita dalla nostra parte (per intenderci, fare come a Torino contro la “malaticcia” Juventus). Invece succede praticamente il contrario: regaliamo un gol al primo sospiro (e sempre roba da seconda categoria!) ed in affanno ci andiamo noi, mica il Palermo! A nulla vale una scomposta e confusionaria reazione nel secondo tempo: il calcio non è uno sport dove riattacchi la spina e disponi dell’avversario come credi, anzi.

Tutto quello che abbiamo fatto di buono fino alla gara con la Juventus, ha paradossalmente creato il nostro punto di debolezza: ci siamo auto-creati la convinzione che le partite le vinciamo “per inerzia”, e che gli avversari prima o poi debbano calarsi le braghe e regalarci i punti in palio.

No cari ragazzi, non funziona proprio così.

In questo paese si è creato un clima per cui tutti (milanisti a parte) godono a vedere il Milan perdere, non perdono occasione a “vivisezionare” tutto ciò che accade nelle nostre partite per screditare delle vittorie (le nostre) anche quando sono meritatissime, non ci permettono di “dire la nostra” perché noi siamo “la squadra più favorita” d’Italia avendo il pieno controllo dei media, sospinti dai poteri forti “che quest’anno hanno deciso che lo scudetto lo debba vincere il Milan”! Potrei continuare, ma basterebbe solo questo per far scendere i nostri giocatori in campo con la ferocia e la determinazione per portare a casa un titolo che invece fin qui ci siamo costruiti col merito e la fatica. In questa squadra ci sono giocatori che forse sono all’ultima occasione della loro carriera per vincere uno scudetto (Nesta, Gattuso, Ambro, Seedorf, Pirlo, Janku, Oddo, Yepes, Zambro e forse ne dimentico qualcun’altro), ci sono giocatori che hanno la possibilità di vincere il primo scudetto della loro vita (Abate, Antonini, Thiago, Pato, Boateng, Robinho etc), e c’è qualcuno motivato a proseguire una striscia vincente da record (Ibra). Dovrebbe venire proprio dal loro interno la carica giusta per entrare in campo e spaccare tutto, ed invece ci ritroviamo ad assistere a gare dove la testa l’abbiamo lasciata negli spogliatoi.

Attenti ragazzi, voi questo scudetto non potete lasciarlo andare via così, perché in mezzo ci siamo noi tifosi che stavolta non siamo in grado di perdonarvi il fatto che possiate “supinamente” e “passivamente” consegnare il titolo ai nostri rivali più odiati e per di più guidati dall’”Iscariota” dei giorni nostri. Noi siamo in grado di farci una ragione delle sconfitte, anche le più brucianti, quando i contendenti sono più forti di noi e quando percepiamo che i “nostri ragazzi” hanno speso tutto quello che potevano dare per provare a vincere, ma non possiamo farlo se abbiamo la concreta sensazione dello spreco e del regalo. Non questa volta!

Naturalmente, quello che ci aspettiamo nel Derby è vedere delle facce diverse da quelle viste nelle ultime uscite. Già questa è una partita che in condizioni normali non ha bisogno di “essere preparata”, a maggior ragione adesso che si presenta come la partita decisiva della stagione ... abbiamo voglia di vedere dei giocatori che diano l’anima per centrare l’obiettivo, ed abbiamo voglia che questo atteggiamento venga poi mantenuto anche dopo, sia che si vinca (che non si torni di nuovo a pensare “che ormai è fatta”), sia che si perda (andare dietro di un punto non significa aver ormai perso, ed, ad esempio, il ritorno del Napoli dopo essere arrivato a -8 deve essere un insegnamento).

Ho tralasciato volutamente tutte le altre considerazioni, ma non posso esimermi dal fare una piccola notazione a margine.

Non si può non rivolgere un pensierino a tutti quegli “pseudo-giornalisti” /opinionisti/addetti ai lavori che dopo la squalifica di Ibra si sono impegnati a sparare una serie di minchiate senza senso che dimostrano una incompetenza che fa paura. Pensare anche solo lontanamente che l’assenza di Zlatan sarebbe potuta risultare per il Milan più utile che dannosa (anche visto il momento non straordinario dello svedese) denota una scarsa conoscenza della materia. Solo chi non conosce le dinamiche del calcio può azzardare una castroneria del genere. L’altra sera lo si è visto in concreto: la differenza tra il Milan che lo scorso anno è arrivato terzo a fatica e quello visto l’altra sera a Palermo non esiste; e se quest’anno siamo in vetta al campionato da venti giornate e stiamo lottando per vincere lo scudetto lo dobbiamo solo ed esclusivamente alla presenza in squadra di Ibrahimovic. Se qualcuno non ha capito il motivo per cui l’allenatore non lo toglie di squadra neanche sotto tortura, allora è meglio che la domenica pomeriggio vada a farsi una bella passeggiata ai giardinetti pubblici.

Per vincere nel calcio non ci vogliono solo i piedi, ma servono anche la testa, la leadership, il nerbo e, soprattutto, i maroni.

 
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