di Gianpiero Sabato
Lo stato del calcio italiano è disastroso, su questo non ci sono dubbi.
La Nazionale è reduce dalla più grande debacle della propria storia (eliminati al primo turno del mondiale sudafricano per mano di Slovacchia e Nuova Zelanda), ed ancor peggiore è la situazione per le nostre squadre di club.
Siamo in caduta libera nel ranking Uefa, abbiamo appena perso il diritto di avere una quarta squadra nella Champions League a partire dal prossimo anno ed abbiamo subìto due fresche eliminazioni in Europa League (Palermo e Roma) per mano del Thun e dello Slovan Bratislava.
Da ben 12 anni un nostro club non arriva in una finale della Coppa Uefa/Europa League (il Parma nel 1999 contro il Marsiglia).
Ed ancora: sono due anni consecutivi che la quarta squadra italiana qualificata per i preliminari di Champions viene eliminata e quindi esclusa dalla fase finale a gironi (Sampdoria ed Udinese).
Se a tutto questo ci aggiungiamo la solita questione degli stadi di proprietà che ha aumentato il gap finanziario con le big (e non solo) europee, allora il quadro è veramente desolante.
La migliore squadra italiana attualmente è indiscutibilmente il Milan, ma tutti, tifosi rossoneri compresi, sono concordi nell’affermare che la squadra di Allegri non è ancora al livello delle migliori squadre europee (Barcellona, Real Madrid e Manchester United su tutte).
Questa convinzione è talmente radicata, che il tormentone-quiz della vigilia della gara di Barcellona era: “quanti gol segneranno i Marziani catalani al povero Diavolo milanista?”.
Ma tra tutte le cose che erano state dette prima della partita di martedì ce n’era sfuggita una: il Milan aveva il compito di riuscire in quello che non riesce a nessuna squadra del mondo da almeno 5 anni, e cioè presentarsi al Camp Nou, affrontare alla pari ed a viso aperto il Barcellona e mettere in serie difficoltà, sul piano del gioco, la super squadra di Guardiola!
Con somma sorpresa, dopo la partita, abbiamo scoperto che gli addetti ai lavori, e molti tifosi rossoneri, dal Milan, la migliore rappresentante del disastrato calcio italiano, si aspettavano tutto questo!
“Il Milan doveva fare di più”, “Mi sarei aspettato di più”, “Il Barca ha avuto un possesso palla del 70%”, “Siamo stati fortunati” e via di questo passo.
Dunque, facciamo un po’ di ordine.
Tra il Barcellona ed il Milan c’è una spanna e mezza di differenza, e la partita dell’altra sera l’ha dimostrato.
Non ci si può e ci si deve nascondere dietro un risultato positivo.
Tuttavia, così come è giusto sottolineare che la squadra poteva e doveva riuscire a fare meglio soprattutto in fase di possesso e ripartenza (troppi errori nei passaggi e scarsa capacità di portare su l’azione), sarebbe altrettanto giusto magari partire col sottolineare i meriti di una serata comunque per certi versi storica.
Mettere in risalto la grande capacità di difendersi, la capacità di chiudere ed intasare tutti gli spazi ad una squadra che ama provare ad entrare in porta col pallone, la capacità di soffrire e di tenere il risultato senza lasciarsi andare dopo aver subito a rimonta catalana, il cinismo di riuscire a sfruttare al meglio le poche occasioni create e concesse: ci sarebbe piaciuto che nel computo della serata si partisse da questi aspetti positivi (oltre naturalmente al risultato) per poi passare ad evidenziare ciò che non è andato bene in primis e la grandezza dell’avversario poi.
Abbiamo visto la critica italica parlare di eroismo quando l’Inter riuscì a perdere solo 1-0 una semifinale stradominata dai catalani, abbiamo sentito dire i “sapientoni” che la tattica utilizzata da Mourinho lo scorso anno col Real è “l’unica proponibile per frenare ed eliminare il Barcellona” (tentativo poi fallito, con l’aggravante che il Real ha messo la sfida sull’intimidazione e dopo aver speso qualche centinaia di milioni in estate ha pensato bene di schierare Pepe a centrocampo al posto di Xavi Alonso).
Insomma, quando lo fanno gli altri è la tattica giusta ed accorta, quando lo facciamo noi tutti a fare gli “schizzinosi” ed a “sottolineare” il possesso palla e la soggezione in cui ti mette il Barcellona.
Il Barcellona fa il 70% di possesso palla anche in quelle rare occasioni in cui perde (figuriamoci quando pareggia), e giocare al Camp Nou è come mettersi dentro un frullatore e subire lo shekeraggio blaugrana.
Riuscire a non perdere la calma e a “rimanere vivi” fino alla fine è un grande merito di questa squadra.
Se poi pensiamo che a farlo è stata una squadra senza gli uomini che lo scorso anno gli hanno permesso di diventare una squadra vincente (Ibra, Robinho e Boateng), allora i meriti sono da sottolineare ancora di più.
Comunque sia, anche nella serata in cui si conferma la superiorità del Barca su di noi, non si può non sottolineare la crescita esponenziale del Milan d Allegri in questi mesi: un anno fa non eravamo una squadra, oggi siamo una realtà che ha compiuto nella mentalità e nella convinzione nei propri mezzi i suoi progressi più evidenti.
Sicuramente il Milan non vincerà la Champions, ma quello che ci sentiamo di fare è invitare addetti ai lavori (o presunti tali) e tifosi a scendere dal pero e non dimenticare mai chi siamo e quella che è la oggettiva realtà del calcio italiano.
Esagero? Forse sì, ma vedendo che anche una squadra turca ammessa alla competizione per demeriti altrui è riuscita a violare il campo di chi solo dodici mesi fa era considerata una “corazzata imbattibile”, allora forse si capirà che le critiche all’impresa del Milan forse sono un tantino esagerate. |