di Guglielmo Mastroianni
Nelle ore immediatamente seguenti il pareggio di Minsk, col Bate Borisov, il sentimento prevalente era la rabbia: per aver giocato discretamente bene e non aver vinto; per non aver segnato quanto si poteva segnare; per aver subito troppo, aldilà del gol su rigore, contro una squadra da dopolavoro ferroviario; per aver perso la testa della classifica nel girone.
C'era poi fresca fresca e ancora non del tutto definita la questione Cassano, colto da malore qualche giorno prima al ritorno della trasferta di Roma.
Insomma, si era tutti un po' incazzati, nervosi e per certi aspetti anche preoccupati.
La possibilità - non perdendo in casa col Barcellona e facendo il nostro dovere nelle trasferte di Minsk, appunto, e Praga - di vincere il girone contro la squadra universalmente riconosciuta come la più forte del pianeta, stava sfuggendo dalle mani.
A mente fredda, però, e ragionandoci seriamente un po' su, a poche ore dalla partita di San Siro contro i catalani, si può ben dire che quel pareggio sia stato benedetto.
Stando infatti così le cose, il Milan, che dobbiamo ricordarlo è già matematicamente qualificato agli ottavi, domani sera non avrà assolutamente niente da perdere.
Non ci saranno nè primi nè secondi posti da difendere; non ci saranno calcoli da fare, sul gol in più o in meno in casa.
Per vincere il girone, al Milan resta un'unica strada percorribile: battere il Barcellona a San Siro, e il Vitoria poi in trasferta, ipotizzando che comunque i catalani facciano un sol boccone del Bate al Camp Nou.
In sostanza, e paradossalmente, arriviamo a questa partita, la più attesa di questa prima metà di stagione, nelle migliori condizioni psicologiche possibili.
In campionato, brucia ancora il pareggio di Firenze, e non mi stancherò mai di dirlo: con un arbitro degno di questo nome, anche a Firenze avremmo mantenuto la splendida media di 3 gol segnati a partita.
Purtroppo Mazzoleni e i suoi compari, per incapacità, non parlo di malafede, hanno sbagliato tutto quello che era possibile sbagliare, e sostanzialmente in un verso solo, nonostante la premiata ditta Bergomi-Caressa cercasse in tutti i modi di trovare pretesti che giustificassero proteste anche da parte dei viola.
Indecenti e senza vergogna.
Ma si può andare avanti, discutere di altro, pensare ad altro.
Appunto, al Barcellona di Guardiola. Quest'ultimo troverà ad attenderlo Zlatan Ibrahimovic.
Solo leggendo la tanto chiacchierata e discussa autobiografia del fuoriclasse svedese si potrà capire quanto sia grande la voglia di rivalsa del nostro numero undici.
Ibra imputa tutte le colpe della cattiva esperienza catalana a Guardiola.
Sarà interessante vedere come riuscirà a trasformare in calcio giocato la rabbia di ritrovarselo finalmente davanti.
Tra i catalani mancherà Iniesta, ma quando hai Fabregas (maledetto...) e Alkantara, certe assenze si metabolizzano più facilmente.
Noi probabilmente ci presenteremo in attacco con la premiata ditta Ibra-Pato, e con Boateng a fare da trequartista.
Robinho è destinato alla panchina.
Allegri, d'altro canto, sta studiando la soluzione migliore per il centrocampo, vera zona nevralgica in cui si decideranno le sorti della gara.
Ricordando comunque, per l'ennesima volta, che noi non abbiamo nulla da perdere |
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