by Gianpiero Sabato
Una squadra di football americano schiera due compagini diverse a seconda della fase di gioco: un gruppo di giocatori quando la squadra attacca, un gruppo completamente diverso quando la squadra difende. Il Milan di questa stagione, tra campionato e Champions, sembra due squadre diverse. Per infortuni e per regolamenti Uefa, sembra che tra le due competizioni Allegri sia costretto a fare ricorso a squadre completamente diverse. Ne consegue che i giudizi tra le due competizioni siano completamente distinti.
Partiamo dalla Champions. Per la terza volta consecutiva il Milan esce agli ottavi di finale della Champions contro un avversario inglese, ma, a differenza delle volte scorse, stavolta il verdetto non è affatto veritiero. Arsenal e Manchester Utd nel doppio confronto avevano dimostrato una superiorità indiscutibile, mentre questo Tottenham si è rivelato due spanne inferiore rispetto ai rossoneri. Non è servito dominare il campo per 135 minuti su 180 per passare il turno, a passare è la squadra inglese, capace di mettere a frutto un gol scaturito da una nostra negligenza nella gara di San Siro. Il Milan esce a testa alta, interpreta al meglio la gara di Londra, ma paga una sterilità offensiva clamorosa. Non segnare un gol a questi avversari in 180 minuti è un demerito gravissimo. A tradire in Champions è il reparto che proprio in campionato sembra essere il punto d forza: l’attacco. Nonostante la trazione offensiva, la squadra di Allegri non riesce a convertire in occasioni pericolose una percentuale di possesso palla praticamente bulgaro. E’ mancata la stoccata finale. Non è un caso, ma una costante evidenziata per tutto il torneo. Resta il rammarico per essere usciti contro avversari decisamente inferiori, resta la soddisfazione di essere usciti a testa alta, resta la conferma di una solidità difensiva ormai acclarata. Anche ieri sera Abbiati non ha subito nessun tiro in porta. Peccato!
Passiamo al campionato. Ventisei, tanti sono i punti necessari al Milan nelle ultime dieci giornate per conquistare matematicamente lo scudetto, ipotizzando, chiaramente, che l’Inter faccia il pieno. Significherebbe tenere una media di 2,6 punti a partita, e non è poca cosa. Con un pari nel derby di punti ne basterebbero 23, vale a dire la media di 2,3 punti a partita: decisamente più umano. Per avere un riferimento concreto, la squadra di Allegri ha nell’intero campionato una media di 2,18 punti a partita, mentre nel girone di ritorno (9 partite con 21 punti conquistati su 27) viaggia con una media di 2,33 punti a gara. In pratica, si può ragionevolmente pensare che, tenendo il ritmo degli ultimi 3 mesi, i rossoneri potranno arrivare a centrare l’obiettivo finale. Forse la previsione di Allegri degli Ottanta punti per vincere il titolo non basterà, ma tutto sommato il tecnico livornese non si è sbagliato di molto. Sicuramente la sua “quota” è stata aumentata dal ritmo abbastanza sostenuto tenuto dall’Inter di Leonardo, ma è da sottolineare che, comunque, il ritmo tenuto dal Milan finora è stato all’altezza della situazione.
Ma questi sono solo freddi numeri, cifre che possono dire molto ma anche lasciare il tempo che trovano. L’ottimismo deve essere, invece, generato dalle sensazioni che la squadra ha lasciato nelle ultime partite. La sensazione tangibile è quella di una squadra in costante crescita, una squadra che ha acquisito una solidità enorme ed una notevole capacità di gestione delle partite. A far riflettere è il fatto che contro Napoli e Juventus (gare da tutti definite ad alto rischio) il Milan non ha praticamente concesso nessun tiro ai malcapitati avversari, che nel girone di ritorno la difesa ha incassato solo 3 gol in 9 partite (e solo 20 in tutto il torneo), che è sparita la presunta dipendenza da Ibra, che nella fase decisiva del torneo si sta svuotando l’infermeria con ritorni preziosissimi (Boateng su tutti). A tutto ciò si aggiunga la capacità di Allegri di tenere coinvolti tutti gli uomini a disposizione (incredibile, a tal proposito, il rilancio di Jankulovski).
Guardando il Milan giocare, oggi si vede una squadra che ha acquisito una piena consapevolezza nei propri mezzi, in grado di incanalare la partita sui ritmi preferiti con la consapevolezza che col potenziale offensivo a disposizione prima o poi la gara prenderà la piega voluta. La squadra fa in campo tutto quello che il proprio allenatore le chiede, con calma, con lo spirito giusto, senza nessun affanno e senza nessuna frenesia di dover recuperare qualcosa. Insomma, una squadra che sembra gestire e portare a termine gli obiettivi senza nessuno spreco inutile di energie. Questo è tipico di un gruppo che sta ottenendo dei risultai positivi e che quindi viaggia con la serenità e l’entusiasmo a mille, ma questo stato delle cose il Milan di Allegri non se l’è ritrovato come un dono piovuto dal cielo, ma come il risultato di un lento percorso di maturazione che tutto il gruppo (staff tecnico e giocatori) ha saputo percorrere. Ecco, sono queste le cose che ci fanno essere positivi per il prosieguo del campionato, anche se bisogna essere pienamente consapevoli che la strada da percorrere è ancora lunga e che le insidie che il calendario presenta sono ancora molte (soprattutto se confrontate con quelle dell’Inter). Con una grande fortuna però: essere completamente padroni del nostro destino! A questo riguardo può risultare utile guardare il bicchiere mezzo pieno: l’uscita dalla Champions può essere un vantaggio. O almeno lo speriamo.
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