Cerchiamo di trovare un po’ di equilibrio, anche perché rischiamo di alzare dei polveroni in un momento della stagione e della squadra in cui invece bisognerebbe godere della serenità e della positività del momento.
Abbiamo appena confermato il primato e superato uno degli ostacoli più insidiosi di quest’ultimo scorcio di stagione (Firenze), ma a tenere banco è sempre e solo Ibrahimovic.
Partiamo da un punto fermo: Ibra a Firenze ha fatto una cavolata immensa.
Io non trovo del tutto convincente la tesi secondo la quale lo svedese stesse imprecando contro se stesso e non ce l’avesse col segnalinee: troppo evidente la “non reazione” di Zlatan al cartellino rosso mostratogli dal signor Morganti per credere alla sua versione dei fatti.
Ma al di là di questo, al di là della difformità di giudizio da parte delle giacchette nere, al di là della mano pesante del giudice sportivo, la cosa su cui bisogna riflettere è di come stiamo trattando il caso Ibra noi dell’ambiente milanista.
Per molti Ibra è un caso: è nervoso e sta facendo di tutto per andarsene, è nervoso perché non segna da troppo tempo e poi è geloso di Pato che invece, finalmente, si è preso il Milan sulle spalle, non si sente felice, ha capito che il Milan può vincere anche senza di lui.
Per non parlare, poi, addirittura del presunto pentimento del Presidente sulla quantità di soldi “buttati” per acquistarlo, e di qualche editoriale farneticante secondo il quale adesso sarebbe il Milan a non volere più la permanenza di Ibra in rossonero.
Insomma, tutto ed il contrario di tutto.
Quando Ibra trascinava il Milan, tutti a dire che Pato soffriva dell’ingombrante presenza dello svedese; ora che le prestazioni di Pato sono salite sensibilmente di quota, qualcuno a dire che è Ibra ad essere infastidito.
Roba da non credere.
Così come è da non credere il fatto che se qualcuno arrivasse da un altro pianeta e nulla conoscesse delle vicende terrene, ricaverebbe la inequivocabile sensazione che c’è una tifoseria (quella napoletana) che sta vivendo avvolto dalla nuvola della felicità e dell’esaltazione, e c’è n’è un’altra (quella milanista) che si arrovella su problematiche che sembrano il frutto di una situazione complessiva disastrata.
Cerchiamo di conservare la lucidità e di recuperare il necessario equilibrio.
Pur riconoscendo l’ottimo campionato degli avversari più vicini, il Milan sta portando avanti una cavalcata esaltante, fatta di momenti belli e di grandi prove di carattere soprattutto nei momenti di difficoltà.
A questa cavalcata hanno partecipato tutti, da Yepes a Pato, passando per Ibrahimovic.
Eh sì, perché, nonostante le disgrazie del momento, il Milan ha potuto fare il salto di qualità rispetto al passato ed issarsi in vetta alla classifica (ormai da 5 mesi) grazie a Zlatan Ibrahimovic.
Oltre alle prestazioni, ai gol ed alle giocate, la presenza di Ibra è stata fondamentale perché intorno “alla sua arroganza” è cresciuto tutto il gruppo, che ha lasciato da parte ogni timore e riverenza nei confronti degli avversari.
La faccia feroce di Ibra (nei confronti degli avversari e dei compagni) è diventata la faccia del Milan, e questo non possiamo scordarlo.
Tanto meno possiamo farlo nel suo momento di difficoltà.
Le due espulsioni (o cazzate, se preferite) sono lo specchio di un momento difficile, di un momento in cui ad uno stra-esigente per natura (in primis con sé stesso) non riesce di essere decisivo come vorrebbe (e come succedeva prima).
Ibra è da criticare per quello che ha fatto, e pagherà in prima persona.
Ma basta così, diamoci un taglio e smettiamola di sciacquarci la bocca con discorsi, casi ed ipotesi che non hanno motivo di esistere.
Ibra è questo, e se si tratta di scegliere se prenderlo così com’è, con tutti i suo pregi e difetti, non c’è dubbio che non c’è da scambiarlo con nessun altro.
Non abbiamo bisogno di “mezzi giocatori” che però sono dei “bravi ragazzi”, abbiamo bisogno di fuoriclasse di cui, ogni tanto, bisogna accettare i “tiramenti di culo”, perché altrimenti ci ritroviamo ogni anno qui a contare i punti di distacco da quell’altra squadra che gioca a Milano.
Ritrovare equilibrio, concentrarsi sulla squadra, sostenerla con entusiasmo perché continui a far bene in queste ultime partite che ci separano dal grande traguardo.
Perché è probabile che in giro ci sia della gente che celebrerà con gioia il fatto di arrivare secondo, invece qui si deve remare tutti insieme per esaltarci e gioire del posto che ci manca da troppo tempo, il primo!
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