di Gianpiero Sabato
Mettersi a scrivere dopo la partita con l’Udinese è un esercizio complicatissimo.
L’amaro in bocca per un'altra occasione sprecata cozza con un sentimento di sollievo per lo scampato pericolo contro un’Udinese tanto fastidiosa per una tattica guardinga al limite del catenaccio quanto micidiale nelle occasioni in cui si affaccia nella nostra metà campo.
La situazione del post Napoli era (e rimane) delicata, sia perché si era raccolto un solo punto in due gare, sia perché la sfilza degli infortuni sta riducendo all’osso le alternative a disposizione di Allegri.
In un simile scenario devono succedere alcune cose: approcciare bene le partite, non commettere nessun errore, non fare regali, aggrapparsi alla classe dei tuoi uomini più talentuosi, metterci l’anima ed avere un po’ di sana fortuna.
Ebbene, non tutto è andato per il meglio.
L’approccio non era stato neanche malvagio, ma appena Pato è incappato nell’ennesimo infortunio muscolare, sulla squadra, ed in tutto l’ambiente, è calato il buio: alle difficoltà messe in preventivo si è aggiunto un grande senso di impotenza per la mancanza totale di un attacco in grado di sfondare una difesa organizzata come quella dell’Udinese.
Se a questo si aggiunge un regalo grosso come una casa di Abbiati, allora non si può non rivolgere gli occhi al cielo per chiedere a qualcuno lassù se abbiamo fatto qualcosa di male!
Sinceramente, non ci sono molti presupposti per addentrarsi in approfondite analisi tecinco/tattiche, non avrebbe molto senso.
Il Milan prima di tutto ha bisogno di recuperare almeno una parte dei suoi infortunati: non dimentichiamoci mai che nell’elenco degli assenti forzati ci sono gli uomini che hanno permesso a questa squadra di fare il salto di qualità vincente (Boa, Ibra e Robinho) e quelli che dovrebbero permettere al mister una normale rotazione oltre che la possibilità di trovare qualche variante in grado di cambiare l’inerzia delle gare.
E’ fondamentale che lo staff medico rimetta in piedi qualche giocatore e lo metta a disposizione di Allegri.
Il campionato per questa volta ci ha aspettato, ma non possiamo più permetterci di perdere dei punti sin dalla prossima giornata.
In questa situazione di grande emergenza non possiamo comunque non tenere conto del terribile calendario rossonero: mentre noi siamo impegnati in una specie di tour contro le prime classificate dello scorso campionato (la terza, la quarta e la quinta di un anno fa), gli altri fanno punti (e li perdono pure, per la verità) contro avversarie ampiamente alla portata (il Napoli ha affrontato Cesena e Chievo, la Juventus il Parma, il Siena ed il Bologna, l’Inter il Palermo ed il Novara).
Non deve spiegare tutto, ma comunque è un fattore.
Della gara di ieri la cosa che è piaciuta di più è il grande cuore che ci hanno messo tutti i ragazzi: pur nelle difficoltà, nessuno voleva “lasciar stare” questa partita.
I limiti del Milan attuale sono tantissimi, ma perlomeno lo spirito è quello giusto.
La serenità di Allegri del dopo partita circa la gestione del momento deriva proprio dall’aver notato questo atteggiamento dei “superstiti” che sono andati in campo.
Il cuore però non basta, ora bisogna cominciare a fare quello che l’anno scorso ci veniva benissimo: vincere!
Arriva il Cesena e bisogna portare a casa i tre punti: non importa come e con quale difficoltà, l’unica cosa che conta è eliminare quel fastidiosissimo e pericoloso zero dalla caselle delle vittorie stagionali.
Chiudo con due considerazioni su due dei nostri ragazzi.
Una grande nota di merito per Christian Abbiati: dopo una cazzata del genere ci sarebbe stato solo da mandarlo a quel paese, invece ha avuto una reazione da grande campione qual è.
Le due parate nel finale lo riabilitano in pieno.
Un vero punto interrogativo, invece, su Pato: la frequenza con cui si procura gli infortuni muscolari comincia a diventare preoccupante.
Cominciano ad aumentare i dubbi sul fatto di poter fare affidamento sul suo enorme talento quando abbiamo maggiormente bisogno di lui.
Convivere con la sensazione che possa rompersi ad ogni scatto è deprimente.
A voi le considerazioni |
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