di Guglielmo Mastroianni
Perdonatemi, ma ancora non mi è passato il disagio per Torino.
Non sto qui a dare colpe a nessuno. Non l'ho mai fatto, e per amor di maglia preferisco non cercare capri espiatori.
Ma è un dato oggettivo che il Milan di Torino è stato troppo brutto per essere vero. Roba da non credere.
Da che seguo il Milan coscientemente (e sono ormai 25 anni, più o meno), faccio fatica a ricordare una trasferta dalla quale si tornava senza aver fatto un tiro in porta.
Ed a parer mio, è proprio da questo dato che bisogna ripartire.
Il Milan ha bisogno di ritrovare la sua identità di squadra votata all'attacco.
Allegri, che nonostante tutto non è un difensivista, deve andare in terapia per lasciare la coperta di Linus: il 4-3-1-2 non può essere un dogma.
Se mancano giocatori fondamentali per metterlo in pratica, bisogna avere il coraggio di cambiare, di osare.
E' il tecnico campione d'Italia, cosa non da tutti, e può permettersi il lusso di sbagliare: la critica e i tifosi perdonano molto più facilmente uno 0-4, nel quale hai provato qualcosa di nuovo, piuttosto che una prestazione come quella di sabato scorso.
I giocatori per cercare nuove soluzioni - che non siano rivoluzioni copernicane, non ce n'è bisogno - ci sono, li abbiamo, nonostante un mercato povero di soddisfazioni, e in attesa di un gennaio che potrebbe essere più vivace.
Relegare in panchina o in tribuna giocatori che hanno passo per dare una svolta è assolutamente controproducente.
Tenere in campo Boateng, che è palesemente fuori condizione, significa esporlo a figure barbine nella migliore delle ipotesi.
C'è bisogno di aria nuova.
Il recupero di alcuni infortunati di lungo corso, può aiutare.
Ma vale per tutti lo stesso discorso fatto per il Boa.
Se non sono almeno al 70% della forma, inutile schierarli.
Preferisco un El Saharaawy al top, che un Robinho che praticamente inizia ora la preparazione.
Ibra, reduce dalle dichiarazioni poco gradite di una settimana fa, si è fatto palesemente ammonire per tornare prima a Milanello: chi lo ha visto ieri se n'è riempito gli occhi.
Di Zlatan tutto si può dire: ma non che non sia un professionista serio, smettiamola con le cazzate.
Una volta per tutte.
E aspettiamo fiduciosi anche Pato: con tutti i limiti caratteriali che vogliamo, è pur sempre un giocatore che può fare la differenza.
A fine stagione, eventualmente, si tireranno le somme, o le orecchie.
Ma fino ad allora, è necessario che tutti remino nella stessa direzione: le mele marce, nel caso, saranno messe da parte.
Almeno in quello siamo ancora capaci |
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