Scritto da Gianpiero Sabato |
Giovedì 12 Maggio 2011
La vicenda Gattuso è servita, finalmente, per fare chiarezza una volta per tutte su un dubbio: è ufficiale, Massimo Moratti ci è, non ci fa!
Assodato questo, non ci resta che esclamare che non se ne può veramente più.
E’ sempre la solita storia. Passano gli anni, passano gli allenatori, ma a non cambiare mai è il fatto che non ce la fanno proprio a non mettere becco in casa altrui, non ce la fanno a spogliarsi della veste di “chi ti deve insegnare a vivere a tutti i costi”, non ce la fanno proprio a non rosicare quando a non vincere sono loro (eh sì che dovrebbero esserci abituati ormai!).
Dopo aver visto il Presidente che si è comprato la patente “del signore” chiamare “figlio di p…” un giocatore del Milan (e suo ex cocco) e rivolgere il gesto dell’ombrello all’indirizzo dell’avversario per un gol subìto, dopo aver visto un loro ex-difensore (no, forse è ancora in attività…boh) privato di ogni materia grigia girare per il campo con la maschera del Presidente Berlusconi per sbeffeggiarci dopo un derby vinto ed esporre uno striscione contro Massimo Ambrosini in cui pubblicizzava che il suo deretano aveva ancora molto spazio per contenere i trofei, dopo aver visto Cambiasso cantare sul pullman dei festeggiamenti che Ambrosini è un “figlio di madre ignota”, ci ritroviamo di nuovo tirati in ballo da questi signori (per modo di dire) perché Ringhio Gattuso ha deciso di prendere parte insieme ai festanti tifosi della curva ad una serie di cori tra cui quello ormai famoso dedicato al nostro ex allenatore (ma ormai ex di tutto).
La cosa che vogliamo dire all’Onestone è questa: prima di occuparsi dell’educazione dei figli degli altri sarebbe il caso di occuparsi (e preoccuparsi) di quella dei propri.
Moratti fa finta di non immischiarsi (dicendo solo che il povero Leo “c’è rimasto male”) ma intanto “imbocca” al suo mister un comunicato ufficiale sul sito nerazzurro che si conclude, tra l’altro, con la frase “mi farebbe piacere anche conoscere la posizione ufficiale della società AC Milan in merito a quanto accaduto”.
Basta signor “vi insegno tutto io”, la faccia finita una volta per tutte: il Milan società non le deve spiegare nulla, e non deve essere lei a dirgli cosa fare o non fare.
Se Gattuso decide autonomamente di chiedere scusa per essersi fatto trascinare nei festeggiamenti come avrebbe fatto ogni tifoso milanista allora sono cavoli suoi, ma la smetta il presidente più maleducato della serie A (sono i precedenti a dimostrarlo) di rompere le balle con le sue azioni censorie.
Il Milan società non prende lezioni da nessuno, soprattutto da chi non ha nessun titolo per farlo.
A Leonardo piacerebbe conoscere cosa pensa ufficialmente il Milan?
E da quando a Leonardo frega di cosa pensa l’Ac Milan ed i suoi tifosi?
Non sembrava che gli importasse qualcosa di noi quando ha deciso di “coronare il suo sogno di allenare l’Inter”.
Non sembrava che gli fregasse qualcosa di noi quando ha detto che se l’Inter avesse fatto gol nel Derby avrebbe esultato (lo disse apposta a parole prima della partita per far conoscere il suo pensiero perché sapeva benissimo che molto probabilmente non avremmo mai avuto la possibilità ed il piacere di assistere a quella scena).
Così come, prima di chiedere cosa pensa l’Ac Milan di quello che dice Gattuso avrebbe fatto meglio a chiedere cosa pensava l’Inter Fc di tutte le maleducate esternazioni dei rappresentanti nerazzurri quando lui faceva il dirigente dell’Ac Milan.
Caro Leonardo, chi semina vento raccoglie tempesta.
Nell’attesa che il Milan “non” le faccia sapere cosa pensa della vicenda, Gattuso, da tifoso milanista, le ha solo ricordato il messaggio che il popolo milanista le ha direttamente recapitato la sera del Derby qualche settimana fa.
Non è l’Ac Milan che deve spiegare cosa pensa del comportamento di Gattuso, è lei che dovrebbe sapere bene che cosa induce uno dei nostri Capitani a provare gusto ad appellarla in quel modo.
Che il rapporto tra i due non sia idilliaco lo avevamo già capito da tempo.
Leonardo era l’allenatore del Milan quando a Novembre del 2009 Gattuso si lasciò andare proferendo la celebre frase “Io sono Gennaro Gattuso, non un tappabuchi che deve aspettare che un altro si faccia male per giocare. Dopo Natale potrei andare via dal Milan”.
Al di là della intempestività della frase (che a suo tempo noi tifosi condannammo unanimemente), era un chiaro segnale che il rapporto tra i due era ormai rotto.
Del perché e del percome a noi non è dato sapere, ma loro sanno bene cosa sia successo.
Ma questa è un’altra storia, o meglio, è la prosecuzione della storia.
Gattuso può aver sbagliato, ma come tifoso del Milan (come lo è Rino) mi sento di stare al suo fianco, non fosse altro perché ci siamo rotti le palle di dover costantemente trovarci nella situazione di dover sentire qualcuno che ci fa la morale, e che questo atteggiamento sia sempre e solo a senso unico.
Basta, il tempo del buonismo è finito.
Moratti se ne faccia una ragione, se ne faccia una ragione la stampa filo-nerazzurra e se ne faccia una ragione anche Palazzi, uno che in tutto il caos che sta travolgendo il calcio italiano in questi anni non riesce a far altro e di meglio che perdere tempo ed aprire addirittura una inchiesta sul caso.
Signor Palazzi, ne abbiamo piene le scatole anche della sua ridicola figura!
Una ultima considerazione su Leonardo.
Dopo aver scoperto che per decidere cosa fare telefonava a Mourinho due volte al giorno, abbiamo scoperto che i due si somigliano anche nel carattere (o meglio, c’è un tentativo di imitazione anche in quello).
Ma visto che uno si faceva chiamare lo Special-one, lui, visti i precedenti col Presidente Berlusconi e vista la reazione a questa storia, potrebbe farsi appellare il Permalos-one! |
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