La squadra prima di tutto!
Scritto da Gianpiero Sabato   
Giovedì 28 Aprile 2011

Non è ancora il momento di tracciare un bilancio stagionale, anche perché c’è da portare a casa un campionato e c’è da provare il colpaccio anche in Coppa Italia.
Tuttavia, possiamo fare una riflessione su quanto visto finora.

Dopo otto mesi possiamo tranquillamente dire che il Milan è un gruppo vero!
Proviamo a porci la domanda: chi è il protagonista principale di questa positivissima stagione?
Vi accorgerete che facciamo fatica a dare una risposta.

Per larghi tratti della stagione (fino alla gara di ritorno col Napoli) siamo stati Ibra-dipendenti, poi abbiamo scoperto che non potevamo fare a meno di Boateng, che senza il sacrificio di Robinho non avevamo l’equilibrio necessario, poi improvvisamente (dal derby in poi) che la dipendenza non era da Ibra ma da Pato, e che, inoltre, senza la sapienza di Seedorf non avremmo potuto gestire quest’ultimo delicato scorcio di stagione.
E che dire della grandezza di Thiago Silva, dell’importanza di Nesta e della grandissima affidabilità di Yepes in assenza dei centrali titolari, della crescita esponenziale di Abate e del decisivo apporto dovuto all’innesto di Van Bommel a centrocampo in assenza di Ambrosini e Pirlo.
Non si può non menzionare la grande stagione di Abbiati (nonostante qualche capello bianco generato dai suoi rinvii di piede), così come non si può nascondere la sorpresa generata dalla affidabilità data da Jankulovsky in quel piccolo scorcio di stagione in cui è stato riesumato da un letargo che sembrava definitivo (senza l’infortunio di Palermo forse sarebbe ancora titolare).
Se pensiamo che comunque anche gli altri uomini della rosa si sono dimostrati “pronti all’uso” quando necessario (come Merkel e Oddo), possiamo tranquillamente desumere che l’intera rosa si è dimostrata all’altezza della situazione.

Il vero salto di qualità del Milan attuale rispetto al recente passato è stato quello di passare da un roster di 12/13 giocatori affidabili ad una rosa che invece può contare su un numero adeguato di alternative.
E’ il fattore determinante che ha permesso al Milan di accorciare le distanze dalle prime della classe del passato ed issarsi in cima alla classifica del campionato italiano.

A questo si aggiunge un rimodellamento tattico voluto dall’allenatore che ha reso il Milan più una squadra da competizione nazionale rispetto ad una a vocazione internazionale (anche se questa non è più sufficiente per essere competitivi visto il passo e la qualità di alcune squadre che girano per l’Europa), un corridore da corsa a tappe invece di uno da grandi classiche.
Tutto ciò non succede per caso.
Bisogna dare il giusto merito a Massimiliano Allegri, allenatore giovane ed emergente, capace, al di là delle competenze tecnico/tattiche, di creare un gruppo dove tutti si sono sentiti (e si sentono) coinvolti nel progetto, dove chi è stato impiegato di meno invece di lasciarsi scivolare ai margini ha lavorato duramente (ed in silenzio) per farsi trovare pronto quando ci sarebbe stato bisogno di lui.
Non è semplice riuscire in questa impresa all’interno di uno spogliatoio di una grande squadra, dove spesso i senatori fanno sentire eccome il loro peso specifico nelle scelte di un tecnico, soprattutto se questi non ha esperienze precedenti in merito.
Bisogna avere delle spiccate qualità comunicative e gestionali, e bisogna avere alle spalle una grande società in grado di supportare in tutto e per tutto l’allenatore che ha scelto.

La società Milan l’ha fatto, dimostrandolo non con le parole ma coi fatti.
Vendere il “cocco” del Presidente (Ronaldinho) focalizzandosi solo su ciò che è utile e non-funzionale, ed intervenire nel mercato di gennaio in modo chirurgico ed importante (Cassano, Van Bommel, Emanuelson) non lasciando nulla al caso pur di portare a termine la “missione”, sono stati segnali di una grande apertura di credito nei confronti del mister.
Così come non si può non riconoscere che la società merita un plauso straordinario per come ha condotto tutta la campagna di rafforzamento di questa stagione (forse solo Socratis non si è dimostrato all’altezza delle aspettative).

Questo grande lavoro non rimarrà fine a se stesso per la stagione in corso, perché grazie a quello che è stato messo in piedi, la prossima estate ci si potrà concentrare su pochi acquisti mirati (a quanto pare quattro) per rinforzare ulteriormente una squadra che torni ad essere competitiva anche in Champions.
I nuovi innesti in alcuni punti “cruciali” ed una corretta politica dei rinnovi, possono veramente rappresentare la pietra miliare per un nuovo ciclo vincente!
 
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