di Guglielmo Mastroianni
La prima reazione di Silvio Berlusconi, alla notizia della sentenza relativa al maxi-risarcimento Fininvest-Cir, era stata estremamente negativa. La prospettiva, da realizzarsi quanto prima, era quella di vendere tutto, suddividere tra i figli, e andarsene all'estero, a godersi una dorata pensione. E tanti saluti a tutti. Sicuramente non una resa, anche perchè è stato ampiamente dimostrato come il pagamento di 560 mln sarebbe stato per Fininvest sì pesante, ma tutt'altro che ingestibile. Molto più probabilmente la fine di tutta una serie di seccature, partite da molto lontano, più o meno giuste (non sta a noi stabilirlo, e del resto non è quello che ci interessa).
Poi accade un piccolo fatto: De Benedetti, tramite un mediatore, fa pervenire a Berlusconi un'abbozzo di proposta. Una specie di "veniamoci incontro": limare di parecchio la cifra, ottendendo in cambio quote azionarie dell' A.C. Milan. Una proposta peraltro insensata, letta così, visto che è universalmente riconosciuto come le società di calcio siano enormi buchi neri in cui i soldi vanno e quasi mai ritornano.
Da una lettura più approfondita, però, appariva chiaro quello che era il progetto De Benedetti: mettere un piede nel Milan, significa metterne mezzo in Fininvest. Un punto di partenza da cui iniziare una scalata alla holding del Gruppo Berlusconi.
Pessima idea, e grottesco errore di valutazione. Perchè messe a fuoco le reali intenzioni della Cir, la reazione del presidente è diventata diametralmente opposta.
Non solo non si vende nulla, non solo si rimane sul campo, ma si mostrano anche i muscoli. Si aggiunga a ciò il costante sospetto che la presenza di De Benedetti sia stata ipotizzata anche dietro la madre di tutti gli scandali del calcio dell'ultimo ventennio: Calciopoli. E in particolare, dietro l'insabbiamento delle famose telefonate di Giacinto Facchetti, quelle, per intenderci, che Paolo Bergamo durante il processo chiedeva insistemente dove fossero finite. Insomma, una presa per la gola che ad uno come Berlusconi non poteva certo passare inosservata.
Aldilà di quello che politicamente e giudizialmente verrà fatto, eventualmente, per bloccare il risarcimento (altro aspetto che non ci interessa), è proprio sul Milan e dal Milan che la proprietà intende rilanciare.
Investire in maniera importante sul mercato, idea già accarezzata prima in vista dell'avvento del fpf, e diventata adesso quasi un'arma in mano, in un caso di legittima difesa.
Le strategie.
Detto di Hamsik, per cui c'è solo da mettere nero su bianco, il mercato porterà ancora un centrocampista, quel famoso top player. Piccolo passo indietro sullo slovacco. Imbeccato da Raiola, il suo procuratore si è presentato da De Laurentiis chiedendo la valutazione del suo giocatore: se 40 mln erano solo le spese, quanto valeva in tutto Hamsik? "70 mln". Benissimo, immediata la richiesta dell'adeguamento del contratto per quella cifra: un giocatore che vale tanto, non può prendere così poco. De Laurentiis spalle al muro, cessione bella che fatta. Fari spenti, ma affare in porto.
E non finisce qui. Su disposizione di Berlusconi, l'ordine è stato quello di raffreddare tutte le altre piste: catalane e tedesche in primis. Fabregas, infatti, rimane l'obiettivo numero uno, fortemente, anzi fortissimamente voluto da Allegri. Ma il tira e molla non è piaciuto, e si paga. Sanno benissimo che il Barcellona non può prendere sia lui che Sanchez, e quindi aspettano: non solo prenderanno Fabregas, ma lo faranno alle loro condizioni.
In alternativa, è pronta un'altra soluzione direttamente dal mercato italiano: Pastore, i cui messaggi d'amore al Milan sono diventati ormai più che evidenti.
Ma il cruccio presidenziale è riportare a casa anche Kakà: non sono passate inosservate le dichiarazioni di apertura di Galliani, in occasione del raduno, passato da "impossibile" a "molto difficile".
Quanto a Ganso, il MIlan lo considera un investimento per il futuro, e si riserva di chiudere l'operazione a gennaio "quando i sudamericani costano meno", e soprattutto quando inizia un nuovo bilancio.
In sostanza, due sessioni di mercato per mettere a posto la squadra del futuro. Che anche attraverso la presenza di Barbara, avrà sempre al timone la famiglia Berlusconi. |