di Gianpiero Sabato
Tu prendi un porco, lo lavi e lo ripulisci per bene e pensi che sei in grado di poterlo addomesticare. Poi succede che mentre stai passeggiando per strada, il porco vede da lontano una pozzanghera, ci si fionda contro e felice come una pasqua ci si getta dentro trastullandosi beato. Non c’è nulla da fare, non si può cambiare il corso della natura.
Qualche anno fa, approfittando del caos generale, c’è stato qualcuno (Guido Rossi & C.) che ha messo la cravatta al porco e gli ha permesso di fare bella mostra di sé dopo aver praticamente annichilito la concorrenza con metodi poco ortodossi. Ma dopo un po’ (circa quattro anni) ecco spuntare all’orizzonte la pozzanghera. Abbiamo dovuto aspettare un po’, ma finalmente le cose stanno tornando alla normalità.
Abbiamo cominciato la scorsa stagione: l’Inter perde lo scudetto, fa la sua solita bella figura da cioccolatai in Europa (subendo 7 gol dalla tredicesima classificata della Bundesliga), e porta a casa la specialità della casa, la Coppa Italia. Ma i veri e tangibili segnali del ritorno alla normalità si stanno vedendo nelle ultime due settimane, con il teatrino in casa nerazzurra della scelta dell’allenatore che dovrà sostituire il “fuggitivo” Leonardo. Bielsa no, Ancelotti no, Capello no, Hiddink no, Vilas Boas no. Mihajlovic? Sì, anzi no, forse…boh! Gasperini? Forse. Gasperini è stato sul punto di andare a Napoli ma poi è rimasto Mazzarri; è stato sul punto di diventare il tecnico del Palermo ma poi gli è stato preferito Pioli. Adesso rischia di sedersi sulla panchina dell’Inter dopo che una quindicina di allenatori, sbandierati ai quattro venti, e che erano in graduatoria prima di lui, hanno mandato in bianco il signor Saras. Rischia, perché ancora non è detto che non gli venga preferito il buon Sinisa! O Delio Rossi, o Van Gaal… Insomma, alla fine aveva ragione quel grande esperto di calcio (!?!) che è Gad Lerner, quando alla vigilia del Derby della scorsa stagione su Sportweek scrisse che Leonardo era un allenatore “da Inter”!
Effettivamente il signor De Araujio è riuscito nel suo ultimo colpo: tradire anche il suo nuovo ambiente e riportare il “porco dove è felice di stare, e cioè nella pozzanghera”. La cosa più evidente che emerge è il provincialismo con cui l’Inter sta gestendo la situazione, che non è altro che la realtà con cui si sta confrontando Moratti che è vittima della sua presunzione. Dopo essersi auto conferito la patente del moralista e del censore del calcio italiano, il por… ehm Moratti… pensava che al solo schioccare delle sue dita tutti gi allenatori del mondo sarebbero corsi alla sua corte. Si è passati da “ho un mucchio di sì, devo solo scegliere chi sarà l’allenatore della prossima stagione” di qualche giorno fa, al “l’allenatore? Chiedete a Branca, è lui che si occupa della cosa” di ieri.
Signore e signori, l’Inter, la vera Inter, è tornata quella di sempre. Tutto questo caos mentre il non-allenatore Leonardo non trova di meglio da fare che farsi ritirare la patente perché si rifiuta di sottoporsi al test etilico dopo aver fatto bagordi per festeggiare chi sa che cosa (forse l’ennesima chiavata a chi si fida di lui).
Qualcuno mi potrà far notare che l’Inter due stagioni fa ha messo a segno il triplete vincendo praticamente tutto. E’ vero, ma che si sia trattato di un’anomalia storica è testimoniato dal fatto che l’evento si è verificato nell’unica parentesi temporale della gestione Moratti in cui a guidare i nerazzurri è stato un signore (Mourinho) che ha imposto a tutti i dirigenti interisti di non interferire in nessun modo con la squadra ed il suo staff: l’unico compito del presidente era quello di far partire i bonifici il ventisette de mese.
Da quando Moratti è tornato a fare il Presidente, l’Inter sta tornando alla sua vocazione originaria: far ridere i polli! |