Calciomercato, tempo di sogni, molti dei quali (o quasi tutti) destinati a rimanere tali! Tempo in cui molti tifosi (ed anche giornalisti) perdono la lucidità privilegiando quasi sempre l’aspetto tecnico a quello finanziario. Dato che “mister X deve essere uno che ha i piedi buoni e delle grandi qualità” ecco che si mette in fila una ridda di nomi, da Hamsik a Fabregas passando per Schwensteiger, Ganso e pure Danilo (e sicuramente ne dimentico qualcun altro). Ma visto che ci siamo, “se vogliamo tornare competitivi bisogna prenderne due di questi, altrimenti il Barcellona te lo sogni: Hamsik e Schweingsteiger, o Fabregas e Ganso, o Fabregas e Hamsik insieme!”. Nessuno che faccia due conti e pensi che, per esempio, Fabregas sia una operazione complessivamente da 85 milioni di Euro (tra cartellino ed ingaggio) o che l’operazione Hamsik ne costi almeno 55, e che per il biondo tedesco ce ne vorrebbero altrettanti! Onestamente, roba da maneggiare con cura per impedire che il banco salti per aria, anche perché operazioni tipo queste si andrebbero ad aggiungere a quelle “onerose” già concluse di Boateng, Amelia ed El Shaarawy. Beh certo, il Presidente potrebbe sempre essere in vena di regali, se non fosse che sta entrando nel vivo il tanto famigerato Fair Play Finanziario, voluto da monsieur Platini e che tra poco lascerà poco spazio ai regali e imporrà il raggiungimento concreto di numeri!
Dato che studiare numeri e bilanci è molto più faticoso che “giocare a fare gli allenatori o i direttori sportivi”, allora forse è meglio rinfrescarci e chiarirci le idee sull’argomento e su quello che ci aspetta. Il Fair Play Finanziario dell’UEFA si basa sul principio che ogni società potrà arrivare a spendere solo quanto guadagna. Dato che si parte da una situazione disastrata, all’obiettivo ci si arriverà gradualmente. La parità dovrà essere raggiunta nel 2018, passando attraverso due trienni, 2011-2014 e 2014-2017, in cui saranno ancora ammessi dei deficit. Si ha deficit quando le spese superano i ricavi dell’esercizio di bilancio, e a formare le spese concorrono gli acquisti e gli ingaggi dei calciatori (non, ad esempio, gli investimenti nella costruzione di uno stadio di proprietà oppure quelli nel settore giovanile). Nel primo triennio il deficit totale non può superare i 45 milioni di Euro, mentre nel secondo triennio non potrà superare i 30 milioni di Euro. Per deficit nel triennio si intende il deficit TOTALE del triennio, il che significa che se accumuli una perdita di 120 milioni nei primi due anni, il terzo anno dovrai necessariamente ottenere ricavi per almeno 75 milioni di Euro. Per ogni triennio è ammesso uno “sgarro” massimo di “ben 5 milioni di Euro” (praticamente l’ingaggio di un giocatore di medio livello). Attenzione però, alla fine di ogni triennio il deficit dovrà essere ripianato, e dovrà essere fatto o attraverso un aumento di capitale o attraverso una donazione; non si potrà in nessun modo far ricorso ad un prestito (perché questo graverebbe sul bilancio). In pratica, il Berlusconi della situazione dovrà ripianare la perdita senza avere la possibilità di rientrare dei soldi!
Tanto per avere un ordine di grandezza, negli ultimi tre anni la proprietà ha dovuto ripianare due volete un disavanzo di 70 milioni circa. A partire dalla stagione 2017/2018 si potrà spendere solo quanto si guadagna (saranno quindi favoriti i club che fatturano di più!). Il tutto avverrà sotto il rigido controllo della Disciplinare Uefa, che a seconda delle situazioni potrà infliggere pene che vanno dalla semplice ammenda fino alla esclusione dai tornei Europei (il Mallorca ne ha già fatto le spese lo scorso anno).
Tutto chiaro? Se sì, forse è il caso che quando ci mettiamo a tavolino a costruire la nostra squadra dei sogni teniamo conto di tutta questa minestra; se no, allora non capiremo mai il perché certe operazioni non sono oggettivamente fattibili, perché la società è costretta a lasciar andare chi guadagna moltissimo (vedi Pirlo), perché spalma o comunque riduce gli ingaggi, perché è costretta a fare mercato coi giovani (vedi cessioni delle comproprietà dei vari Strasser, Zigoni, Paloschi, Beretta, Merkel e compagnia cantante) che sono gli unici che possono generare delle plusvalenze se non si vuole ricorrere alle cessioni di qualche giocatore top (e nessuno credo che voglia la cessione di un Pato o di un Thiago Silva sperando di restare comunque competitivi). Il tutto con buona pace di chi si lamenta e sbraita contro la società perché è costretta a fare cassa con la cessione di Astori (abbiate pazienza, ma non si possono tenere in rosa 35 giocatori senza cedere nessuno e senza tirare su due Euro da qualche parte). Tra le altre cose, è notizia di queste ore che con la nuova ripartizione delle entrate dei diritti televisivi il Milan ci rimetterà circa 10 milioni di Euro all’anno.
Cosa c’è allora da aspettarsi? Che da qui ad agosto forse arriverà un solo giocatore, un centrocampista che sarà Ganso (o Danilo) se si sblocca la questione del secondo extra-comunitario, oppure, nella più rosea delle previsioni, Hamsik (ma senza partecipare ad aste o senza assecondare richieste fuori portata di De Laurentis).
Credo, al contrario, che le smentite e le dichiarazioni di Galliani su Fabregas stavolta siano reali e non per depistare qualcuno: non è un giocatore che possiamo permetterci (o meglio, che nessuna squadra italiana può permettersi). Tirare fuori il “caso Ibrahimovic” è del tutto fuori luogo: non c’è nessuna similitudine tra le due trattative. Questo stato dell’arte, al massimo, potrà favorire solo il ritorno, a certe condizioni, di Kakà. Ma questo dovrebbe presupporre la cessione di Cassano.
A scanso di equivoci, e per coerenza, esprimo subito il mio pensiero: meglio tenerci Fantantonio e lasciare che Kakà vada a ritrovare i suoi stimoli (se ne ha ancora) da qualche altra parte! Questo non è più, e non potrà più esserlo, il Milan di Kakà! Mettiamoci per sempre una pietra sopra, e non perdiamo più del tempo (e del denaro)!
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