«L’ambizione non è un vizio da gente di poco conto» Michel de Montaigne
Una delle serie più dispendiose e più contrastate mai prodotte dalla televisione.
Un doppio primato per The Kennedys, costata mesi di polemiche, voluta e co-prodotta da History Channel America e poi rifiutata perché il racconto senza omissioni di una dinastia che ha segnato la storia del Ventesimo secolo, appariva troppo sfacciata.
«Sesso, mafia e droga, un assassinio politico postumo» avrebbero sentenziato Carolyn Kennedy figlia del presidente assassinato e Maria Shriver, una Kennedy anche lei, ex moglie di Schwarzenegger, che hanno fatto pressioni affinche’ la serie fosse soppressa.
È il ritratto senza censure di uno dei presidenti più amati dagli americani.
È il racconto senza peli sulla lingua di una dinastia che ha segnato la storia del ventesimo secolo.
La serie ricostruisce la carriera politica di John Fitzgerald Kennedy, partendo dalle elezioni del 1960, passando per la Baia dei Porci, il Muro di Berlino, la crisi di Cuba.
A fare da filo conduttore la controversa relazione con la moglie Jackie, la lotta per il potere, intrighi, sesso e tragedie.
La serie si apre con una raffinata citazione di Montaigne. «L’ambizione non è un vizio da gente di poco conto».
Posto così, all’inizio di The Kennedys vale più di una chiave di lettura.
E infatti la miniserie in otto puntate, scritta da Stephen Kronish e diretta da Jon Cassar, è un piccolo trattato sull’ambizione, sulle smanie del grande patriarca Joseph Kennedy, sull’ascesa e morte dei fratelli John Fitzgerald e Robert.
I Kennedy sono descritti per quello che hanno fatto pubblicamente, per il sogno americano che hanno saputo risvegliare, per la nuova frontiera che sono stati in grado di tracciare, ma sono anche ritratti nei loro momenti più bui, in un privato che li vede avidi di potere, fedifraghi incalliti, farmaco dipendenti.
Insomma gli aspetti più oscuri, privati e scandalistici.
Tra questi,i presunti legami del patriarca con la mafia italoamericana, la dipendenza di John e Jaqueline dagli psicofarmaci, e la passione di JFK per le donne: nel film sono presenti alcune scene di sesso esplicito e di festini in piscina. Una sorta di bunga bunga ante litteram con varie donne tra cui anche Marilyn Monroe.
La frase della serie che ha fatto più rumore è quella pronunciata da JFK: “Se non faccio sesso ogni due,tre giorni con una donna diversa mi viene l’emicrania”.
Una frase che ha scatenato la protesta degli eredi Kennedy.
Respinge le accuse di attacco frontale e politico lo sceneggiatore Joel Surnow (che ha scritto la miniserie con Steve Kronish, mentre la regia è di Jon Cassar, tutti e tre già nella crew di 24): “Ci siamo basati su documenti storici: ovviamente le conversazioni private non le potevamo sapere ma tutte le decisioni prese nella Sala Ovale, comprese quelle circa la crisi dei missili di Cuba, sono provate. Non esprimiamo giudizi sulla loro politica. La nostra miniserie ha gli ingredienti del grande dramma; ambizione, gelosia, lealtà e intrighi. E’ una storia di famiglia, è la storia della famiglia Kennedy“.
Un ritratto di famiglia poco edulcorato dunque, concentrato sulle volontà di conquista da parte degli uomini e la rassegnazione delle donne di fronte ad una realtà che le tiene prigioniere del loro ruolo.
Sorrisi stretti, appuntamenti da non perdere
Ma l’aspetto più interessante della proposta di History Channel è un altro: al termine della serie vengono mostrati filmini amatoriali girati dagli stessi Kennedy (amavano apparire in maniera smodata).
Ed proprio la mescolanza tra finzione e documentario a creare un effetto sorprendente, un vicinanza che fa esplodere entrambi i generi.
La dinastia dei Kennedy ha cambiato l’America, o forse l’America è cambiata con la dinastia dei Kennedy?
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