«Non sappiamo cosa c'è dall'altra parte. Ognuno ha le proprie credenze su quello che c'è e non c'è, ma siamo sempre nel campo delle ipotesi. Nessuno può saperlo fino a che non ci si arriva» Clint Eastwood
Eastwood racconta del destino che avvicina tre personaggi le cui vite sono state colpite dalla tragedia.
Avvertenza per tutti. Se avete visto il film e vi vengono fuori frasi come "è un film lento...", "Si salva solo la scena iniziale", "un film banale..." potete astenervi dal farlo.
Solo pochi lo hanno capito: il film parla dell'aldilà dal punto di vista dei vivi e volutamente non lo esplora.
Fare dell'aldila la metafora di qualcosa che potremmo chiamare in molti altri modi: intimita, verita ultima, vicinanza fisica e spirituale, Amore, per se e per gli altri.
Il cuore di Hereafter è quello del regista: un fiume in piena che travolge.
Uno dei film più intimi di Eastwood.
Il regista ci parla della necessità del distacco dalle persone che abbiamo amato e abbiamo perduto.
Chi resta e ha bisogno di un ultimo saluto, di ascoltare parole che non si è fatto in tempo a dire.
Affina le armi della sensibilità.
Ci porta in un mondo dove la poesia e l'impotenza la fanno da padroni.
Non è importante cosa si racconta ma come e Clint lo fa come nessun'altro ormai.
Non parla dell'aldilà, ma dell'aldiquà.
Perchè non restiamo paralizzati dal dolore, morendo mentre siamo in vita.
Un film splendido.
Basta guardarlo senza paura e senza pregiudizi.
Con il cuore.
Il finale è uno dei momenti più romantici che io rammenti e sta lì a ricordarci che pure in fondo al più nero dei tunnel c'è sempre uno spiraglio di luce pronto a restituirci la vita.
Un racconto sulla morte dal quale si esce pieni di vita
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