È il terremoto più violento che i sismografi abbiano mai registrato sul suolo nipponico, quello che ha colpito la costa nordorientale del Giappone, generando un devastante maremoto. Uno dei maggiori di questo secolo.
Eppure lo tsunami che ha colpito il Giappone ci coglie impreparati, lascia nell’anima una tagliente inquietudine.
(Federico Rampini, Repubblica)
Perfino la Torre di Tokyo non ha retto lo shock e si è piegata.
La freccia di acciaio puntata verso il cielo adesso è un emblema triste della tecnologia sconfitta.
Con la Tokyo Tower si è piegata l'illusione di prevenire le catastrofi e proteggersi grazie alla ricchezza.
Il mondo intero assiste sgomento alla sofferenza del paese più evoluto, più sofisticato nelle tecniche antisismiche e nella protezione civile.
Una nazione che "si piega ma non si spezza", che ha assorbito la tragedia unica nella storia umana di due olocausti nucleari. Da quel giorno il Giappone ha capito che non basta sapersi "piegare".
La flessibilità delle nuove tecnologie di costruzione non lo ha salvato dalla tragedia.
La modernità è sconfitta.
Tutto ciò che il Giappone ha costruito di più avanzato, è al collasso: come le centrali nucleari da cui dipende un terzo della sua energia elettrica.
Questa tragedia è un segno di vulnerabilità globale.
Il "battito d'ali di farfalla dall'altra parte del pianeta che genera un uragano" non è un'immagine letteraria, è la teoria del caos che studiano i matematici.
Tre, quattro farfalle in simultanea, possono piegare non solo la Torre di Tokyo ma un mondo senza paratìe né compartimenti stagni, dove il contagio delle crisi viaggia alla velocità della luce.
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