Può una serie trattare un argomento serio come il cancro strappandoci qualche risata e molte riflessioni?
Quanti significati può assumere la lettera C?
C sta per Cathy, la pacata madre di famiglia interpretata da una travolgente
Laura Linney che, dopo aver scoperto di essere malata terminale di cancro, decide di vivere la vita al massimo e senza inibizioni.
Ma C sta anche per commedia.
Sdrammatizzare una tragedia non è facile; tantomeno lo è rendere questo il fulcro centrale di una comedy di successo e che appassioni i telespettatori. Una grande scommessa, un vero terno al lotto, per designare il lato meno sondato della malattia e dell’animo di chi ne è colpito.
Tutto questo è The Big C.
Cathy era schiacciata dal peso di una vita monotona, noiosa, divisa tra un marito scansafatiche ed un figlio irrispettoso.
Aveva spento la luce delle proprie passioni.
Invece di disperarsi, piangersi addosso o lasciarsi compatire dai cari, decide di prendere in mano la sua vita e di accettare il poco tempo che le rimane, riempiendolo di divertimento e sana follia.
Si può ridere della morte? Ci si può prender gioco di un destino tragico?
A far tremare tutto ci pensa una scossa del quarto stadio nella scala dei melanomi, una diagnosi di cancro non curabile, una Big C che piomba nella sua vita senza chiedere permesso.
La sorpresa, lo shock e la paura andrebbero elaborati, magari condivisi con le persone care, ma come?
E’ più facile morire che far ridere?
Leggerezza, ironia, tenerezza, sarcasmo, lasciatevi accompagnare da Cathy tra le sue folli avventure e nel frattempo emozionatevi per ciò che viene trasmesso tra le righe, le cose non dette, i gesti non fatti, i segreti taciuti.
Straordinaria.
Date retta, non perdetela |
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