Aiazzone, provare per credere
Numerosi clienti dei negozi di arredamento Aiazzone denunciano di non aver ricevuto in tutto o in parte la merce ordinata e già interamente pagata.
Oppure c’è chi, dopo aver lasciato un acconto in negozio, si ritrova a pagare un finanziamento senza aver ancora i mobili a casa.
Clienti inferociti e a volte minacciosi, fornitori sul piede di guerra, dipendenti impauriti.

La storica catena di arredamenti Aiazzone era rinata, ma la sua storia già volge al termine.
I punti vendita, sparsi in mezza Italia sono chiusi «per inventario» fino a nuova comunicazione.
Ma facciamo un passo indietro. Grazie ad un articolo di Ulisse Spinnato Vega su NanniMagazine del 29/09/2010

"Ai tempi di Guido Angeli, venditore rampante dei fulgidi anni '80, lo slogan "Provare per credere" diviene un clamoroso tormentone.
E' il periodo delle campagne e delle ambizioni televisive, l'epoca in cui il patron del mobilificio di Biella, Giorgio Aiazzone, parte dal core business dei mobili e tenta di creare un network di emittenti locali, sponsorizzando anche le nascenti televisioni commerciali.
Sono gli anni ruggenti degli spot tv a valanga e del grande successo industriale.
Poi, nell'86, l'incidente aereo, la morte improvvisa dell'imprenditore 39enne che voleva diventare un tycoon dei media, il dissolversi del pionieristico GAT (Gruppo Aiazzone Televisivo) e il declino inesorabile del marchio.

Anche Guido Angeli cade nel dimenticatoio.
La sua faccia riappare in tv qualche volta alla fine degli anni '90 e molto più tardi, durante una puntata di Matrix del 2006, per confessare a Enrico Mentana che ha deciso di abbandonare definitivamente la televisione.
Appena due anni dopo, però, il venditore rampante di cucine e salotti dirà addio anche alla vita.

SEMERARO E BORSANO ENTRANO IN SCENA.
Nel 2008, come detto, il tentativo di rilancio: il marchio viene rilevato dai Semeraro e da Gian Mauro Borsano, ex presidente del Torino Calcio, con i figli.
Riparte il battage mediatico: spot tv a tamburo battente e grandi cartelloni per le strade di tutta Italia.

Sembra tornata l'epoca d'oro di Guido Angeli e del "provare per credere". La B&S Spa, che riporta nel nome le iniziali delle due famiglie e ha un capitale sociale da 54 milioni, prende in carico il brand Aiazzone e assume la proprietà di 30 negozi. Nel suo azionariato spiccano, a partire dal febbraio 2009, la Mete Spa di Borsano (intanto cessata) con il 37,08%, PerSempre Arredamenti (che appartiene alla stessa Mete Spa) con il 21,04%, la newco Aiazzone Network Srl di Giampiero Palenzona, fratello maggiore del vicepresidente di Unicredit e presidente di Adr Fabrizio, con il 16,72% e la Sdc Arredamenti Srl al 12,18%. Nel board della B&S siedono lo stesso Palenzona (presidente del Cda) e i due Semeraro, il padre Renato e il figlio Lorenzo.
Gian Mauro Borsano, come al solito, preferisce non apparire in prima persona.

LA SINERGIA CON EMMELUNGA.
L'obiettivo è quello di valorizzare il nome Aiazzone rebrandizzando i punti vendita PerSempre e mettendo in cantiere nuove aperture di store superiori ai 3mila mq di superficie.
Ma i Borsano e i Semeraro non si accontentano: nel giugno 2009 acquisiscono anche la sofferente catena Emmelunga di Alessandro Mocali tramite la newco In Business, schermata al 98 per cento dalla fiduciaria Cordusio e insediata presso lo studio di Mario Venezia, potente commercialista romano con incarichi presso molte società anche in gruppi del calibro di Autostrade e Ipi.
Nell'affare entra ancora una volta la Aiazzone Network di Palenzona.
A questo punto la nuova proprietà punta a un rilancio tramite il passaggio di alcuni negozi al brand Aiazzone e lavora per una sinergia tra i due marchi.
Intanto però sospende i pagamenti ai fornitori per "procedere – fa sapere – alla verifica e alla quadratura dei saldi contabili al 30 giugno 2009" e poter così determinare il prezzo della cessione finale di Emmelunga.

IL DEBITO DA 14,8 MILIONI.
Sembra una cosa temporanea, eppure diventerà un'abitudine per la holding modenese dell'arredo.

Il 2010 si presenta come un anno tribolato: Aiazzone non paga i fornitori, i quasi mille lavoratori di tutta Italia avviano un'ondata di mobilitazioni e scioperi per ritardi nell'accredito degli stipendi, sotto inquadramenti e mancata applicazione del contratto nazionale.
Inoltre, molti clienti finali iniziano a denunciare il mancato recapito dei prodotti acquistati dopo il pagamento dell'acconto.
Nannimagazine.it è entrata a conoscenza di un debito da 14,8milioni per il gruppo B&S e di una sfilza di cambiali a vuoto, titoli di cui si dà parziale testimonianza tra i documenti allegati in calce all'inchiesta.
Alla fine del 2009 i due gruppi avevano chiuso con un fatturato complessivo di circa 210 milioni, ma ci sono state enormi spese sulla comunicazione e il processo di integrazione tra Aiazzone ed Emmelunga ha comportato ingenti investimenti che hanno pesato non poco sul bilancio.

L'ISTANZA DI FALLIMENTO CONTRO B&S.
Alcuni fornitori della holding hanno testimoniato a Nannimagazine.it che B&S ha presto smesso di pagare tramite ricevute bancarie e ha fatto sua la pericolosa abitudine di firmare cambiali e assegni non onorati. A fronte di un debito vicino ai 15 milioni, i creditori hanno smesso in fretta di portare pazienza. Risulta infatti che la Valentini Arredamenti, gigante della produzione mobiliera e importante creditore di Aiazzone, abbia presentato istanza di fallimento. E che ad essa si siano poi uniti altri operatori. Nel frattempo i clienti non ricevono i mobili perché i fornitori hanno interrotto le spedizioni di merce ai punti vendita. I Borsano, i Semeraro e Palenzona hanno intanto provato a metterci una toppa cedendo rami di azienda a Panmedia, società torinese che ha poco a che fare con l'arredamento e si occupa prevalentemente di comunicazione. Guidata dall'amministratore delegato Beppe Gallo, la piccola Spa ha preso ora in carico 830 dipendenti e 43 negozi che facevano capo a B&S, Holding dell'Arredamento, Emmedue ed Emmecinque.
"Adesso, dicono i fornitori, ci stiamo relazionando con questa Panmedia che non tiene conto dei debiti pregressi e fa finta di nulla".Che sorte toccherà a questo punto a lavoratori, mobilifici e clienti? E' facile immaginarlo.

L'INCHIESTA ROMANA DELLA GDF.
Siccome, però, al peggio non c'è mai fine, il sogno infranto dei Semeraro, dei Borsano e di Palenzona non poteva che chiudersi con un'avvelenata coda giudiziaria. La visura camerale che riguarda Aiazzone Network, e che pubblichiamo qui in calce, mette in evidenza il singolare stato di inattività della Srl.
Stessa cosa si può leggere sul documento che riguarda la B&S Real Estate, braccio immobiliare della B&S di cui la stessa Aiazzone Network controlla il 42 per cento.
La strana dicitura "società inattiva" ha trovato una spiegazione nella cronaca di queste ore: l'inchiesta romana condotta dalla Guardia di finanza su un presunto giro di evasione fiscale, ha rilevato che le due società, assieme ad altre, sono state cancellate dal registro delle imprese italiane per aggirare la procedura di fallimento, che non scatta quando le aziende risultano inattive da più di un anno.
Tra gli imprenditori finiti nel mirino degli uomini del nucleo di polizia valutaria della Gdf, ci sono, guarda caso, Giampiero Palenzona, Renato Semeraro, Gianmauro Borsano e i figli Giovanni e Margherita (che assumono le cariche nelle società facendo da schermo al padre).
Tutti i destinatari delle perquisizioni sono sotto indagine per violazione dell'articolo 11 decreto 74 del 2000, che punisce con la reclusione da 6 mesi a 4 anni chiunque aliena beni propri o altrui per sottrarsi al pagamento di imposte sui redditi o sul valore aggiunto."

Chi in un modo chi nell’altro, ma sono stati tutti fregati da una gestione senza scrupoli che ha continuato a raccogliere ordini e pagamenti per merce che non sarebbe mai stata consegnata.
Una situazione difficile dalla quale uscire. Le vittime non solo solo i clienti.
I 43 punti vendita Aiazzone hanno infatti 850 dipendenti che da mesi non vedono lo stipendio.

Il motto dei ruggenti anni 80 è rimasto lo stesso: «Provare, per credere».
I clienti hanno provato e riprovato. Ora non credono più: i loro mobili non li vedranno mai.
La rivolta è cominciata, ma nessuno è ancora in grado di dire se i clienti otterranno indietro i soldi.
L'importate per loro ora è crederci.
E provarci
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