"Il mio nome e' Ayrton e faccio il pilota, e corro veloce per la mia strada"
Occhi profondi, seri, malinconici, che celavano timidezza ed allo stesso tempo determinazione, professionalita' e voglia di migliorarsi sempre.
Questo era l'Ayrton Senna che traspariva.
Umile e pacato nei modi fuori pista quanto forte, spietato e dotato di un talento cristallino.
Uomo straordinario per la sua normalità.
Per la semplicità e per i valori che hanno ispirato la sua vita, sportiva e non.
Senza paura, senza limiti, senza pari.
Ayrton era un miscuglio perfetto ed irripetibile, proprio di quelli che dalla nascita sono destinati a lasciare il segno nella storia, ma soprattutto nell’animo e nella memoria della gente.
Per tutta la vita ci chiediamo sempre, insistemente, che cosa sia il Destino, e se esiste.
Se la nostra vita scorre secondo un piano prestabilito, o comunque condizionato dalle nostre scelte e dalla nostra volontà, o se tutto sia semplicemente frutto del caos, e del non-senso.
Al di sopra di ogni aspetto e di ogni tragico epilogo, resta la grande forza della sua figura.
Anche se il casco giallo è scomparso, non scolorirà mai la sua indomabile energia che portava alla vittoria, la sua determinazione nel cercare nel sentimento la motivazione ultima per credere e condurre in porto la propria sfida.
L’Ayrton che resta a me, come esempio per lo sport intero, è quello più vero, carico di entusiasmo, ma sempre lucido e mai banale nelle sue analisi.
E’ l'immagine di un campionissimo dipinta con i sentimenti piuttosto che con i numeri o le cronache.
Rappresenta un modo di intendere lo sport, le emozioni, gli stimoli, le passioni che va ben oltre la pur affascinante arte di guidare.
Per sempre il più veloce, iraggiungibile |
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