Guardarsi allo specchio e leggersi dentro. Davanti allo specchio, davanti alla finestra che da su Ground Zero.
Il senso ultimo de la 25a ora è il mettersi di fronte alla propria realtà (personale, sociale, politica), è lo strazio del riflettere sulle proprie responsabilità: non solo lo spaccio di droga che uccide i giovani, ma pure lo spaccio di presunte giustizia e democrazia, che mettono a repentaglio tante vite innocenti, a cominciare dalle vittime delle Twin Towers.
La 25a ora è l’ora del sogno e della redenzione impossibili. La 25a ora è l'ora che non c'è.
Incolpare tutti, ma proprio tutti, per poi capire, infine, che l’unico colpevole dei tuoi problemi sei tu.
E’ la storia di Monty Brogan, pusher che si ritrova a vivere il suo ultimo giorno di libertà prima di essere incarcerato per possesso di eroina. In una New York dopo l’11 settembre, che ha sostituito le Twin Towers con due fasci di luci azzurrognole, Monty Brogan (uno straordinario Edward Norton) trascorre l’ultima giornata prima di entrare in carcere, dove dovrà rimanere ben sette anni. È infatti un pusher bianco, di quelli insospettabili, quelli che spacciano negli ambienti bene, guidano automobili costose, hanno accanto donne mozzafiato e amici con uno strano accento.
Mancano ventiquattrore all’alba e Monty ha molte cose da fare.
Rivede e ripensa tutta la sua vita, tenta di recuperare un legame con il padre, trascorre la maggior parte del tempo con i suoi due migliori amici e viene accecato dal dubbio che sia stata la sua fidanzata a fare la soffiata alla polizia.
Monty lotta con ciò che ha fatto in passato e con la responsabilità delle sue scelte, addossando la colpa a chi gli sta vicino e manifestando i sentimenti inespressi che sono maturati nel tempo, fino alla presa di coscienza delle proprie azioni.
"Trovarono il cane nero addormentato sul ciglio della West Side Highway, immerso nei suoi sogni da cane.
Una povera bestia sciancata, l’orecchio sinistro ridotto in poltiglia, decine di bruciature di sigarette sulla pelle: un cane da combattimento abbandonato alla mercé dei topi" .
Un cane morente. Forte, giovane, muscoloso, ma umiliato, ferito, ormai alla mercé dei topi e delle mosche.
In quel cane che un po’ gli assomiglia, si rende conto che una parte della sua vita sta per concludersi.
Un film che parla di delitto e redenzione, di senso di colpa e responsabilità etica, dell'amicizia e dell'amore in un mondo, il nostro presente, dove il senso normale delle cose non trova più dimora, dove tutto è possibile e tutto è giustificabile, dalla piccola colpa comune, fatta di ambizione e noncuranza, al grande delitto della politica e della storia, fatto di interessi e corruzione.
Le torri, sparendo nel nulla, hanno spalancato una ferita ingranditasi lentamente, con gli anni, come l'immondizia di un locale alla moda. Tutto bene finché arriva gente, finché tira e si tira. Ma sotto? E la puzza fuori?
L’ansia di Monty non è nient’altro che la ricerca di una risposta: cosa salvare di questa città?
Cosa salvare di questo mondo? |
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