IO,PERDENTE FELICE !!
Confesso :  nonostante brevi passaggi della vita mi abbiano sorriso, nonostante per un lungo periodo (morto e sepolto) il lavoro , ingannandomi ed ingannando, facesse luce;  nonostante per anni  ricevessi oltre 100 telefonate al giorno (non vi dico divise come ); nonostante per un periodo e senza giustificazioni io sia piaciuto ad un po’ di femmine … nonostante .. nonostante … nonostante … io  sono un “perdente”.
Decodificazione nel  lessico moderno delle parole “vincente e perdente”.
Dicesi “vincente” il soggetto che, senza scrupoli, aggressivo ed appariscente, ricco o meglio ancora “finto ricco”, calpestando tutto e soprattutto non riconoscendo mai i propri errori riesce anche a far pesare le vittorie in modo spocchioso e senza pietà.
Dicesi altresì “perdente”  la persona  che soffre le sconfitte della vita dando soddisfazione al nemico e spesso non cerca scuse se non il proprio poco sapere. In particolare  è “perdente” chi  vive le vittorie con sobrietà, senza andare a cercare l’avversario per umiliarlo e sempre tenendo conto dell’anima ferita di chi è uscito battuto. Chi esagera solidarizza con lo sconfitto e qualche volta(incredibile) scatta anche qualche senso di colpa. Possibilmente povero, ma può bastare che non ostenti mai la sua ricchezza.

Ore 21,43 di sabato 12 novembre 2011 si dimette dopo lunga agonia Silvio Berlusconi . No, non torno assolutamente su motivazioni, uomini, donne e comportamenti che ci stanno portando al default finanziario e civile del paese . Non mi interessa nemmeno riesumare a lungo una scommessa che, attraverso questo giornale, facemmo il 10 agosto con il “mini.stro” Brunetta in reazione alla sua affermazione pubblica che in 3 mesi l’Italia era a posto (sue parole). No, ti lascio stare perché alla scadenza esatta dei tre mesi è crollato l’ultimo pezzo di muro e può bastare. Ci pensa Crozza nel suo spettacolo a regalare la maglietta con sopra quella pagina di Giornale da noi usata 90 giorni fa. Si. Può bastare.
No, non mi interessa, io alle 21,44 avevo già smontato le tende. Si comincia a provare di fare altro, non ci penso prorpio di andare casa per casa (eufemismo)ad inseguire chi ha bestemmiato in questi mesi. Ecco vedi, non so fare a vincere perché mai e poi ringhierei per primo contro chi credeva in quelle favole. Arrivo ad intenerirmi vedendo la fuga del capitano e del suo centro-impressioni. Non mi piace passare alla cassa,è come calciare un rigore a porta vuota.  !! Ho un amore totale per i perdenti. Perché lo sono anch’io !!!

Maggio 1983, già fa caldo , ma chi lo sente. Astinenza da tutto, proibito dormire. Sta per realizzarsi il sogno della vita.. Matrimonio ?? figli laurea ?? fidanzata vergine ?? Macchè, dopo lunga ed infinita attesa la Juve sta per vincere la sua prima Coppa dei Campioni. Squadra stellare, avversario dolce (Amburgo) che riusciremmo a battere anche sulla spiaggia bendati.
Atene, ottavo minuto,  missile di Felix  Magath, Dino che dorme …. Io che non dormo mai più. La coppa mai vinta rimane mai vinta. Schiamazzi irridenti  sotto casa, io che nemmeno tornavo a dormire perché potevo trovare nemici ovunque, arrivo al lavoro con striscione sul tavolo e tentativo di aggressione in un bar di un romano/romanista  che voleva chissà cosa.
Dolore disumano per mesi e quel nome (Magath ) che mi ossessiona ancora, più di Hitler.
Soffro.. soffro … Io non so perdere, sono un “perdente”.

Aprile 1985. Con anticipo di anni sul sistema, con una geniale intuizione un maestro di finanza del mio vecchio Credito Romagnolo lancia nel sistema un prodotto ,per l’epoca, senza speranze. Si tratta di gestire, attraverso un mandato, i soldi dei clienti e giornalmente produrre rendimento acquistando e vendendo titoli e fondi.Trattasi della nascita della gestione patrimoni mobiliari.
A voi sembra normale ma trent’anni fa il sistema Bot peaple non immaginava nemmeno un servizio che uscisse dal canone di rinnovo Bot/cct/btp  allo sportello.  L’inventore cercava imbonitori (lo siamo tutti in fondo, ogni maledetto giorno , dai ) per convincere clienti a crederci. Partimmo in 5 capi-servizi sparsi per la regione. Vincemmo ogni resistenza di tutti i direttori di filiale e dei consulenti titoli.Non riuscivamo più a stare dietro alla valanga di  aperture GPM.  Una meraviglia !!
L’intero sistema avrebbe presto copiato quell’idea e  nella cena di Natale di quell’anno di grazia,  il capo finanza della Banca alzò i calici :”Auguri speciali a tutti i direttori di filiale ed operatori titoli. Senza di loro tutto questo non sarebbe stato possibile”.(sic  !!!!)
Girai lo sguardo incrociando quello di Massimo, compagno immenso di quei mesi e di quella avventura solitaria.  Alzai solo per lui un brindisi e già allora pensai che non so vincere, non so riscuotere. Sono un “perdente”.

Maggio 2010. Gianni Mura, A.Vocalelli, Gigi Garanzini, Tuttosport,metà Corriere dello Sport, Collovati, Massimo Mauro, Mario Sconcerti, Pistocchi (scusate),Gianni Minà,Ivan Zazzaroni, Lo Monaco, Zamparini, Barnetta (anzi Berretta),  Mancini, Ranieri, Spalletti, la redazione intera sportiva di Italia 1, Ulivieri, tutti gli abbonati della Juve….. ma soprattutto Angelo, Massimo, Claudio, Michele, Paolo, Daniele, Piero, Carmine, Andrea, Lorenzo, Gianni…..
Per i  primi non potevo, per i secondi potevo ma non l’ho mai fatto: quando il divin Mourinho ha alzato la Coppa a Madrid , non ho fatto una telefonata, un messaggio, un appunto per segnalare che, per una volta, sull’immensità del maestro ero arrivato un attimo prima.
Quando , pochi mesi dopo, è stato colpito a morte dalla “manita” del  Barcellona nella Liga e poi nella semifinale di Champions…… ho ricevuto 13 sms, 3 e.mail, dieci telefonate anonime ed un foglietto di scherno (“muori tu e quella merda del Mou…” almeno fa rima ) sul parabrezza. Sono un “perdente”, non so vincere, forse perdo anche quando vinco.

E mi viene da sorridere amaro, un po’ anche di magone , quando vedo il nemico star male. Mi è successo con le bellissime tifose del Brasile perse in lacrime e perse nei 3 gol di Pablito in Spagna 1982. E poi  ancora con i civilissimi tedeschi (che è tutto dire ) fuori dallo stadio di Dortmund dopo che avevamo conquistato l’inimmaginabile nel mondiale 2006.   E poi ancora , lontano, lontano .. io tifoso di Marino Basso e lui a regalarmi ,io bambino, il mondiale su strada più assurdo di sempre bruciando all’ultimo metro Franco Bitossi. Dopo l’urlo il pianto del toscano divenne anche il mio.
E porca vacca, dopo avere tifato contro Borg per una vita mi trovai un pomeriggio in pieno suo tramonto(forse era già notte) a tifare per lui, per la sua racchetta in legno ormai unica , a Montecarlo, al suo rientro, nemmeno patetico, probabilmente da censura per manifesta infermità mentale dello svedese.
Perfino nella notte di Mosca del 2008, io, tifoso da sempre del Manchester United, quando il Chelsea perde una coppa che probabilmente non vincerà mai più, per uno scivolone sull’ultimo rigore di J.Terry che probabilmente non gli capiterà mai più… si, dopo un attimo di festa, tanta assurda tristezza e  quel maledetto dispiacere del “perdente”

Ma non devo sorprendermi. Mi era tutto chiaro fin dall’adolescenza quando, giovane affigliato al movimento di destra del Fronte della Gioventù (solo Dio sa come ), avevo scavalcato ogni regola andando in una sede della Figc (fed. Giovani Comunisti) di Ferrara per confortare i “compagni” di classe che a sinistra , tristi, avevano perso le elezioni scolastiche.
Ma soprattutto non devo sorprendermi ripensando  quando ancora vestivo grembiule nero e fiocco bianco, scuole elementari del paesello e sempre, sempre, finiva in banco con me il più intollerante, il più ribelle, il più stronzo. Perché già li mi sentivo un perdente e tutti se ne accorgevano, anche la maestrina. Non vincevo alle figurine Panini, non vincevo a carte, non vincevo con le ragazzine….
Ma li credevo ancora che quando avrei poi vinto,  nella vita non ci sarebbe stato bisogno di dirlo, quelli che ti vogliono bene sarebbero passati  loro alla cassa  a farti cenno di sì… sì.. abbiamo capito !!
Li ancora credevo che quando avrei perso  qualcuno sarebbe venuto  a raccogliere i miei  resti, non  per seppellirli, ma per ricomporli. In silenzio. Fingendo almeno di avere pareggiato.
Io sono un perdente, non so vincere, forse non so perdere, ma forse il mio compagno di banco delle elementari si ricorda ancora di me e non di quelli che vincono sempre, anche quando perdono
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