Il Bel Paese…è così che chiamano l’Italia nel resto del mondo e mai denominazione fu più appropriata…come dargli torto…siamo un concentrato di storia e di bellezze artistiche e naturali seconde a nessuno, con il mare che dolce lambisce i nostri confini e questa forma così strana…forse assegnataci apposta da un bizzarro destino, da un regista invisibile…uno stivale per camminare e fare tanta strada, evitando ostacoli e superando difficoltà, con i calli che inevitabilmente ci sono, ma che ritemprano invece che indebolire.
Siamo un mix di contraddizioni e valori…imponenti e duri come le montagne del Trentino…forti e generosi come le colline toscane…dolci e romantici come il mare di Sardegna…laboriosamente lombardi…furbescamente napoletani…allegramente siciliani…unici ognuno con le proprie diversità e differenze…con la babele dei numerosi dialetti come valore aggiunto.
Si sa che sfottò e luoghi comuni si sprecano ed a volte si eccede in un campanilismo esagerato, ma quando accadimenti imprevedibili ed imprevisti ci feriscono, ritroviamo d’incanto quello spirito di popolo che non è mai venuto meno, ma è solo sopito dalla quotidianità.
E nei giorni scorsi la ferita è stata davvero grande e dolorosa, da lasciare increduli e rabbiosi, perché non puoi credere di vedere certe immagini e la rabbia ti sale dentro quando ti accorgi che negligenza ed incuria umane sono le principali cause del disastro.
Uno splendido scorcio di questo Bel Paese è stato spazzato via…inesorabilmente…la provincia di La Spezia…il luogo incantato delle Cinque Terre, dove la Liguria s’abbraccia a Toscana ed Emilia, mutilato da acqua e fango che hanno travolto in un sospiro ciò che resisteva da secoli. La televisione ci rimandava immagini che facevano paura al solo vedere, ci portava voci disperate, pianti accorati che facevano tremare al solo sentire e quasi ti vergognavi per essere al sicuro in casa tua.
Parole tante e tanti anche i gesti concreti, tanta gente comune che subito si rimbocca le maniche…da salvare c’è poco e da ricostruire molto…senza neanche il tempo di piangere i propri morti…e senza neanche immaginare che di lì a poco la tragedia si possa ripetere…un po’ più in là…proprio al centro del cuore ligure…nel centro della città di Genova.
Spaventosamente simile…per scene pianti e disperazione…e forse stessa superficialità nel sottovalutare il problema e si assiste sempre ai soliti inutili rammarichi istituzionali…parole che sanno di niente e che non servono a lavare coscienze e restituire vite e di cui, a volte, dubiti perfino siano sinceramente sentite e vere.
In quei giorni non esistevano più italiani, ma solo liguri…tutti genovesi…tutti spezzini…in quel grande abbraccio invisibile e silenzioso che abbatte confini regionali e traduce dialetti diversi, perché noi siamo così, passionali ed istintivi e nazionalisti forse anche senza saperlo…capaci di esasperare le nostre differenze latitudinali, ma pronti a difenderci l’un l’altro…magari ti chiamo “terrone”, ma se hai bisogno di me…tranquillo io ci sono!
E questo orgoglio italiano non facciamolo uscire solo per le partite della Nazionale…tiriamolo fuori quotidianamente, in questa nostra vita di tutti i giorni e di fronte a tutti…continuiamo a difenderci l’un l’altro prolungando oltre le tragedie quell’abbraccio invisibile e silenzioso che abbatte i confini e valorizzando ciò che di bello e di buono possediamo…e non è poco credetemi…un coro unanime, dolce e forte come la nostra musica…gustoso e di sostanza come la nostra cucina.
Il Bel Paese…siamo noi!
Orgogliosa di essere italiana…orgogliosa di essere rossonera
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