I DUELLANTI
Nel bellissimo film di Ridley Scott “I duellanti”, tratto da un racconto di Joseph Conrad, due giovani ufficiali francesi, uno di famiglia nobile, Armand D'Hubert, interpretato da Keith Carradine, e l'altro di più umili origini, Gabriel Feraud, impersonato da Harvey Keitel, si sfidano ripetutamente a duello nel corso di quasi vent'anni, rincorrendosi e scontrandosi al seguito dei propri reggimenti impegnati nelle campagne napoleoniche, a partire dall'alba del secolo XIX fino alla fine dell'epopea dell'Imperatore, tra le battaglie e le storie di donne, le vittorie e le sconfitte, tra le scariche di fucileria e gli intervalli della vita civile...
Tra i duellanti si crea negli anni una strana alchimia, un misto di rispetto e di odio, il Destino li avvicina e li allontana, parolone come Lealtà e Onore si sprecano, spesso a giustificare stupidi puntigli e incredibili vanità  mentre sui campi di battaglia di tutt'Europa le armate napoleoniche proseguono la loro irrefrenabile avanzata e i due ufficiali avanzano di grado allo stesso ritmo, incrociando le sciabole o usando le pistole senza aver mai l'opportunità di chiudere una volta per tutte la loro eterna contesa.
E' proprio Feraud, rimasto legato più dell'altro al vecchio regime napoleonico anche quando questo è ormai in via di dissoluzione, ad inseguire D'Hubert, senza tregua e contro ogni norma di senso comune, nonostante quest'ultimo coi suoi buoni uffici giunga addirittura a salvarlo dalla ghigliottina, cui Feraud era stato destinato per la sua compromissione col passato, parlandone personalmente col Ministro Joseph Fouchè..
Nonostante tutto il recalcitrante avversario non può rifiutarsi a sua volta di affrontarlo, anche lui costretto dalle leggi non scritte dell'Onore cavalleresco che pure sente sempre più vuote in un contesto storico in rapida evoluzione, quando Feraud lo sfida per l'ennesima volta, ricordandogli la promessa fatta in tal senso al momento dell'ultimo scontro tra loro, avvenuto in Russia e interrotto da una carica di Cosacchi.
Feraud fallisce entrambi i colpi di pistola a sua disposizione, mentre D'Hubert, che ha ancora la possibilità di fare un tiro, gli risparmia però la vita dichiarandolo morto, come previsto dalle stesse leggi dell'Onore che reggevano la nobile arte del duello: lo lascia così andare, definitivamente battuto e sicuramente umiliato, e si vede in questo passaggio il tramonto ideale dell'epopea di Napoleone, soppiantata dai tempi nuovi che si vanno approssimando.

Ho pensato a questo film, sabato sera, dopo aver visto vincere la Juve, alla vecchia maniera, di forza e di astuzia, ed anche con un po' di culo, passatemelo, contro l'ottima Lazio di Reja.
Una Juve assatanata, che corre dal primo all'ultimo minuto, trasformata da Conte sul piano del ritmo, dell'intensità più che della tecnica pura, nella semplicità di schemi in fondo elementari, ma tremendamente efficaci, che trovano nel piccolo e modesto Pepe, più che nello stesso Pirlo o in Marchisio, in Matri o nel classico Vucinic, un esempio di dedizione e dinamismo che sembra costruito ad hoc per le idee di chi la dirige: una Juve che mi ricorda tremendamente, per spirito e voglia di vincere, quella del primo Lippi, con la fame e la voglia di vincere di Ravanelli e Vialli, di Di Livio e Tacchinardi...
Non mi ero sbagliato.
Visto il risultato di ieri sera a San Siro, le linee di tendenza del campionato mi sembrano a questo punto sufficientemente delineate ed in via di consolidamento: al di là di realtà tecniche ed ambientali di buon livello come Udinese e Lazio è proprio il nostro Milan che è chiamato a misurarsi contro questa Juve arrembante, nel segno di un piacevole “dèjà vu”, che finalmente ritorna dopo la traumatica cesura del 2006, una tragedia sportiva che spero venga finalmente chiusa, una volta per tutte, da questo famoso “tavolo della pace” che dovrà riunirsi il prossimo 14 dicembre, in maniera equa per tutti.
Martedì il magnifico Napoli di Mazzarri aspetta i bianconeri, mancanti di Marchisio per squalifica, nel recupero della partita improvvidamente rinviata poche settimane fa per una strampalata decisione del Prefetto di Napoli a seguito delle drammatiche alluvioni di quei giorni.
Qualunque sia il risultato, comunque, non credo che gli azzurri possano, almeno a breve, rientrare nella lotta per lo scudetto.
Lo scudetto resta cosa riservata a due squadre.
Noi e Loro. Gli eterni avversari.

Ti abbiamo aspettato finora, cara Juve.
E' da allora che ci insegui, che recrimini su di noi, che non aspetti che di averci realmente di fronte, dopo averci sfidato per tanti anni in campionati giocati alla morte ed essere miseramente crollata dopo i noti fatti di calciopoli, vittima in fin dei conti anche tu, come i tuoi tifosi, di un sistema capillare di malaffare che pur nato per ben precise responsabilità aveva trovato in un calcio ammalato un fertilissimo terreno di coltura.
Ti ho sportivamente sempre odiata, cara Juve, eppure, devo dirlo?, mi fa piacere che ci sia tu, a contrapporti a noi.

Si tratta di capire ora chi farà le veci di Armand D'Hubert e chi di Gabriel Feraud.
A noi due, vecchia nemica nostra.

P.S.
Che bello vedere T.Silva con la fascia al braccio...E quelli lì nel gruppone delle squadre che lottano per non retrocedere...
 
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