Egregio Monsieur Michel Platini, Presidente dell'U.E.F.A.
L'economia spagnola è pari al momento, nel suo insieme, a poco più della metà, al massimo al 60% di quella italiana. Il suo impianto industriale, a confronto del nostro, è assai limitato e per di più il suo PIL si regge per lo più su una fortissima componente finanziaria, quindi per sua natura volatile e certo non affidabile sul breve periodo, soprattutto in tempo di crisi globali ed imprevedibili come l'attuale. la debolezza del sistema spagnolo sta emergendo prepotentemente in questi ultimi due anni, quando le sue potentissime banche, tra le più grandi a livello mondiale, molto esposte soprattutto sul fronte del mercato immobiliare, hanno cominciato a perdere via via colpi a causa della gravissima recessione che ha colpito proprio quel vitale comparto.
La Spagna, come l'Italia, ha visto negli ultimi quindici giorni diminuire la fiducia delle principali agenzie finanziarie internazionali, quelle che giudicano cioè la sostenibilità del debito dei singoli Stati, alla luce delle politiche governative di rientro, delle prospettive a breve/medio/lungo termine, in un quadro calato ovviamente in un'economia sempre più globalizzata e che ormai tende a sfuggire al controllo statale di qualsiasi nazione. Ma...
Ma a livello internazionale, con tutte le cautele del caso e fermo restando che si può sempre fare meglio, a differenza di ciò che accade per la Spagna nessuno dubita della solidità del sistema Italia nel suo complesso e della sua capacità di far fronte all'enorme mole del debito pubblico, come dimostrano da un lato la manovra recente licenziata dal Parlamento, approvata da tutti i principali organismi internazionali (che a dir la verità un po' ce l'hanno imposta), e dall'altro il fatto stesso che al di là di tutto lo Stato a tutt'oggi incassi più di quanto spenda, al netto degli interessi che è costretto a pagare per sostenere il debito pubblico (il cosiddetto avanzo primario); oltre a ciò la Spagna rispetto a noi ha un tessuto industriale assai più piccolo, meno vitale e spesso totalmente debitore dell'apporto altrui, il suo debito non è in mano come per l'Italia all'80% delle famiglie, anzi i suoi cittadini sono stati abituati assai più dei nostri a rischiare le proprie sostanze in operazioni speculative assai fruttuose quando le cose vanno bene ma che sfiorando la spregiudicatezza sono rovinose quando, al contrario, le condizioni mutano, laddove la maggioranza dei nostri concittadini è abituata alla tranquilla ordinarietà dei BOT, senza tanti sdilinquimenti per i derivati, gli SWAP, i futures, le options...
Così facendo le banche spagnole si sono assai più esposte rispetto alle nostre ed hanno dovuto cominciare a rincorrere i propri clienti uno a uno per cercare di rientrare delle perdite, causando un crollo soprattutto dei mutui e del conseguente mercato immobiliare, che da sempre è trainante di ogni economia nazionale (e che le formichine italiane hanno sempre tenuto alto, nonostante tutto, come dimostra l'alta percentuale di proprietari di case nello stivale).
Lo Stato italiano non è stato costretto a soccorrere le banche nazionali oltre un certo limite ragionevole (anche per la rigorosità dei vincoli imposti alle stesse in caso di eventuale salvataggio, che le ha sconsigliate dall'avvalersene e le ha costrette ad un lavacro purificatorio strettamente interno) ed anche questo elemento, misconosciuto ai più, ha fatto risparmiare quattrini al contribuente, ha costretto le banche stesse ad essere meno rapaci nei confronti del cliente (ovviamente nei limiti imposti da una contingenza obiettivamente difficile) ed ha dato un'ulteriore prova di saldezza dell'economia italiana nel suo complesso, laddove altre realtà decisamente più liberiste di noi sono state costrette addirittura a “nazionalizzare” degli istituti (Spagna, Gran Bretagna, USA, Irlanda)...
Cosa c'entra tutto questo col calcio? C'entra, c'entra...
Siccome il calcio non è assolutamente un elemento estraneo al mondo che lo circonda, ma ne vive ed assorbe tutti gli stimoli, positivi o negativi che siano, con riflessi sulla vita delle squadre singolarmente intese, sui campionati, sulle regole che li reggono, sui tifosi che vanno a vedere le partite e sui mass media che ne parlano ventiquattr'ore su ventiquattro per 365 giorni all'anno, ed il calcio italiano rappresenta, sembra, una percentuale pari a circa un quinto dell'intero PIL nazionale, io mi sento di chiedere a Lei, Monsieur Michel Platini, Presidente dell'U.E.F.A, due o tre cosette.
Signor Platini, a fronte di una situazione di raffronto tra le due realtà economiche di Italia e Spagna, che pur in un momento di crisi come l'attuale non ci vede certo messi peggio, anzi tutt'altro, come ho cercato di spiegare nei termini spero più corretti possibili tenuto conto che non sono del mestiere, lo sa che Real Madrid e Barcellona sono indebitati fino al collo in un modo assolutamente intollerabile. E che nonostante tutto entrambe le società spendono e spandono allegramente i soldi che NON HANNO, giungendo a squilibrare in una maniera sleale ed assolutamente contraria ai principi di lealtà economica, finanziaria e sportiva da Lei continuamente evocati l'intero calcio europeo, con la scusa che tanto hanno dei fatturati incredibili (li avevano anche la Parmalat e la Cirio, se è per questo)?
- Lo sa che i debiti del Barcellona e del Real sono per la stragrande parte diretti verso le banche, e non certo le più piccole, in un sistema nazionale che si regge sulle banche ed in cui le stesse sono in enormi difficoltà per l'attuale crisi economica mondiale?
- Lo sa che la situazione di attuale difficoltà potrebbe costringere dette banche creditrici a chiedere alle suddette società di rientrare immediatamente dei soldi prestati, fatturato monstre o no?
- Lo sa che entrambe le società, che sono polisportive, per mantenere la rosa di prima squadra del calcio stanno sacrificando in maniera considerevole lo status delle loro altre realtà sportive?
- Lo sa che il Barcellona ha dovuto chiedere alle banche lo scorso anno, e reiterare la richiesta quest'anno ad interessi ovviamente ancora maggiori, un prestito multimilionario solo per pagare gli ingaggi della rosa di prima squadra del calcio, aggravando ulteriormente una situazione debitoria già precaria di suo?
- Lo sa che da svariate fonti giornalistiche era emerso quest'estate che la struttura interna di controllo dei conti della società blaugrana aveva chiesto di utilizzare le fotocopie nella misura più limitata possibile e soprattutto in b/n e non a colori (!), aveva chiesto di ridurre i servizi di sorveglianza allo stretto necessario, e bandito al minimo sindacale le spese di rappresentanza per risparmiare al massimo sui costi?
- Lo sa che la Liga spagnola, ormai tecnicamente diventata una burletta stante l'attuale divario tra le due suddette società e tutte le altre, dovuto anche ad un contratto capestro sui diritti TV che favorisce sfacciatamente le prime, è in uno stato di fatto prefallimentare e che la medesima situazione, avvenisse in Italia, avrebbe già da tempo portato al fallimento del 90% delle squadre, se come in Spagna non fossero in grado di pagare gli stipendi regolarmente promessi ai loro calciatori?
Ha presente il coacervo di interessi che da sempre protegge Real Madrid e Barcellona, politici, mediatici, sociali persino, nella Spagna di oggi, tanto da prefigurarli come veri e propri ammortizzatori sociali atti a tener buona una popolazione terrorizzata dai recenti fatti che accadono nel mondo a livello economico e che vedono in prima fila proprio lo Stato di Zapatero?
Se ha presente tutto questo, Monsieur Le President, mi auguro che Lei in primis, che su questo ci ha messo la faccia, e l'ente da Lei presieduto vigilino MOLTO attentamente sulla situazione del calcio spagnolo (e non solo) e siate capaci di prendere le decisioni che, in caso di eventuali violazioni dei principi del fair play finanziario, si rendano necessarie per la credibilità del sistema del calcio europeo nel suo complesso, e Sua personale, anche le più difficili da prendere.
Se così non fosse, caro Presidente, sappiate, Lei, l'UEFA e tutti gli altri, che il calcio italiano non è più fesso degli altri: con tutte le sue manchevolezze, non è messo peggio, finanziariamente parlando, sia di quello spagnolo che, forse a maggior ragione, di quello inglese, e Le ricordo che una grandissima realtà imprenditoriale, nel cui ambito rientra la principale squadra italiana sicuramente degli ultimi 25 anni, è stata in grado di pagare recentemente in un'unica soluzione e sull'unghia un'enorme somma, superiore probabilmente al PIL di un medio paese africano, per un risarcimento giudiziario a soggetti terzi (e non entriamo nel merito, per carità di Dio)...
Non ci faccia arrabbiare, Monsieur Le President.
In Italia c'è un detto: a brigante, brigante e mezzo.
P.S.
Giacché ci stiamo, caro Presidente, mi potrebbe dare una delucidazione? Perché l'utilizzo della camera iperbarica, che costituisce doping a giudizio dei principali enti che lottano contro questa piaga, da noi è vietato e da altre parti invece è ammesso?
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