GALLARATE ATTENDE
Ho avuto una sorta di visione, un sogno un po' strano, perché riguardava il futuro del mio Milan. Ne sono rimasto profondamente colpito, perché mi sembrava tutto così reale, così credibile...Tutto avveniva in tempo reale, come se accadesse adesso. Passato, presente e futuro si mescolavano insieme, in un indistinto minestrone all'inizio che poi prendeva forma e sostanza.
Giudicate un po'.

Sono allo stadio di San Siro, in una sera di maggio, tra qualche anno, durante l'EXPO, ed il Milan ha appena vinto la sua ennesima Champions League, 3-1 contro il Granada del Presidente Pozzo, proprietario anche dell'Udinese. Il capitano Thiago Silva solleva maestoso la coppa dalle grandi orecchie, in un profluvio di flash e di fuochi artificiali.

E' stata un'impresa arrivare a questo traguardo.
Le norme del fair play finanziario, ormai severissime e inderogabili, hanno quasi portato al collasso le due grandi spagnole, costrette ad una vigorosa stretta economica dopo il crollo delle banche che ne sostenevano le sempre più insane voglie di grandezza, e fatto fuggire tutti i mecenati russi e arabi dal calcio inglese, portando nella seconda serie squadre famose come il Manchester Utd., l'Arsenal, il Chelsea ed il Liverpool...Proprio per questo motivo anche il Milan si è sganciato dalla FINIVEST: era stato e doveva continuare ad essere solo un gioiello di famiglia, ma non doveva essere più un costo vivo per la società madre.  

Le vittorie in Italia ed in Europa hanno mantenuto altissimo il blasone, i giocatori di tutto il mondo fanno a gara per venire a giocare in rossonero, gli sponsor aumentano di numero e qualità, il Milan è assolutamente coi conti a posto eppure, al termine di quella finale fantastica, ecco la notizia bomba. Un Silvio Berlusconi colmo ad un tempo di felicità e di commozione annuncia con qualche lacrima in conferenza stampa la sua decisione di passare la mano: “Dopo la fine della mia esperienza di premier avevo detto che avrei riportato il Milan ai livelli che storicamente gli competono. Ora le maglie della mia squadra hanno sul petto due stelle, e una delle due si deve interamente a me; con la vittoria di oggi siamo ormai meglio del Real Madrid a livello europeo, mentre nel mondo non ci fa ombra nessuno da tempo. Il mio ciclo presidenziale è finito Lascio pertanto la squadra nelle mani di mia figlia, sicuro che la porterà a nuovi trionfi”.

Tre mesi dopo in un'intervista Barbara Berlusconi ufficializza l'intenzione di mettere in vendita sul mercato borsistico asiatico il 20% dell'azionariato, “per venire incontro alle aspettative sempre più passionali dei milioni di tifosi soprattutto cinesi”, ed al contempo annuncia la vendita ad un gruppo finanziario russo di un altro 15% e la cessione di un residuo 5% ad una serie di amici del Milan, italiani e stranieri: “In tal modo la famiglia Berlusconi resterà salda azionista di maggioranza e contemporaneamente i soldi incassati consentiranno di finanziare adeguatamente le campagne acquisti prossime e soprattutto i cospicui lavori di ammodernamento dello Stadio di San Siro”.
Il Milan, infatti, dopo l' approvazione della legge relativa, si è ricomprato il suo stadio storico, vista la decisione dell'Inter di traslocare in un'altra struttura meno costosa, a Gallarate, a causa dell'abbandono in massa dei tifosi nerazzurri delusi dalla continua smobilitazione iniziata a partire dall'estate 2011 con la cessione di Eto'o.

In Via Turati 3, in vista dell'inaugurazione del rinnovato stadio rossonero, che in mancanza di una legge che consenta l'intitolazione al vivente Silvio Berlusconi viene ridenominato “HERBERT KILPIN” (“Per ora basta che il nome torni rossonero sul serio, ne riparleremo tra cent'anni...”, si sussurra nelle segrete stanze), pervengono centinaia di richieste di sponsorizzazione da parte delle più svariate aziende: la dirigenza è costretta ad istituire un ufficio apposito per la scrematura delle numerosissime candidature, con sede nella ex fiaschetteria toscana di Via Berchet, sua prima storica sede, dove fino a poco tempo prima vivacchiava un negozio di gadgets sportivi ben presto fallito.

Dopo il successivo trionfo nel Mondiale per club in Indonesia la dirigenza si inventa  un nuovo patch: “BERLUSCONI, NON CI SONO PARAGONI”. L'entrata in borsa sul listino di Shangai avviene in concomitanza con l'ennesimo scudetto rossonero, vinto contro l'Udinese, già vincitrice dell'Europa League, e si rivela un successone incredibile: la capitalizzazione del club sale a 1500 milioni di euro, primo al mondo.

Poco prima dell'inizio del nuovo campionato l'anziano patron, che ha fondato dal suo buen retiro delle Bahamas una piccola società, la MOONSTARS, per avviare un servizio regolare di navette dalla terra alla luna per miliardari annoiati, annuncia che la sua società sarà il prossimo sponsor del Milan, per cinque anni, per 50 milioni di euro all'anno: in questo modo la FININVEST, uscita dalla porta, rientra dalla finestra, e quello che  era un continuo buco perenne diventa fonte di guadagno, un investimento fruttuoso che può anche essere scaricato fiscalmente.

Il fair play finanziario non è più un problema ormai per la società rossonera; il Milan fattura 900 milioni all'anno, è di gran lunga la società più vittoriosa, ricca, solida del calcio mondiale.
Real e Barcellona si arrabattano nei bassifondi della Liga, mentre per il titolo lottano Levante, Granada e Rayo Vallecano, con sporadici inserimenti di Valencia e Racing Santander. La Premiership vede una contesa accesa tra Fulham, Bolton e Ipswich Town, mentre il Manchester City vegeta a centro-classifica. In Germania invece trionfa come sempre il Bayern Monaco. Ma quelli sono Tedeschi e non hanno fantasia.

In Italia nulla di nuovo: mentre la Juve grazie agli incassi del suo stadio di proprietà è l'unica delle grandi che riesce a reggere la concorrenza del Milan, la derelitta Inter continua a giocare a Gallarate e lotta per salvarsi: è stata scossa da un nuovo scandalo passaporti che poteva portarla in B, ma all'improvviso una nuova legge sulla cittadinanza promossa dal Presidente della Repubblica, tale G.R.(la visione era indistinta, su questo punto), ha stabilito all'art. 48, comma 7, alinea 9 che tutti i giocatori dell'Inter andavano considerati Italiani, risolvendo d'incanto l'enpasse.
Il famoso tavolo della pace prosegue stancamente: caduta l'ultima ipotesi di mediazione (la Juve potrà dire di aver vinto uno dei due scudetti revocati senza alcuna penalizzazione, l'Inter non si vedrà revocato il suo titolo di cartone, ma senza metterlo sulla carta intestata, e l'eterno Abete farà finta di nulla a patto che non gli chiedano soldi di risarcimento) si valuta ormai l'ipotesi estrema: ognuno faccia quello che gli pare basta che si finisca...
E mentre il dimissionario Beretta cerca ancora di sapere se Lotito può partecipare o no alle assemblee di Lega, Franco Carraro viene eletto presidente della Federazione del ruzzolone.

Alla visione del vecchio e imbolsito Franco Carraro mi sono riavuto all'improvviso, madido di sudore, disorientato, finanche un po' sconvolto.
Poi mi sono rasserenato: mi ero addormentato vedendo la partita e l'Inter aveva perso nel testa coda con l'Udinese. A San Siro. I tifosi nerazzurri andavano via dagli spalti tra contestazioni e urla di disappunto, inveendo contro Moratti, Ranieri e l'universo mondo.
La visione, forse, comincia ad avverarsi.
Gallarate attende.

P.S. Occhio, carissima Juve, qui si sfotte l'Inter e si scherza su ipotetici scenari futuristici di pura fantasia, ma l'ho visto bene l'incredibile rigore più espulsione contro Antonioli...
Acca' nisciun'è fess', direbbero a Napoli.
E, certo, le tre espulsioni della Roma, prossima avversaria, un po' mi fanno pensare male. Solo un po'. Per ora...
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