la Voce del Padrone
di Guglielmo Mastroianni

BERLUSCONI

Partiamo da una considerazione e da una domanda.

La considerazione è questa: il mercato del Milan, quest'estate, a tutti gli effetti è condotto da tre persone. Raiola, caldamente raccomandato a Berlusconi direttamente da Moggi. Allegri, per cui il Presidente ha preso una sbandata colossale, al punto di essere disposto ad accontentarne ogni richiesta, per quanto possibile. Galliani, da sempre uomo mercato, nonchè amministratore della società.

Il trio di cui sopra, fatta una debita ricognizione di quello che serva alla squadra per tornare a primeggiare anche in Europa, ha individuato in Cesc Fabregas l'uomo giusto da mettere al posto giusto. Piano prospettato e accettato, nonchè condiviso, da Berlusconi stesso. Accordo raggiunto con l'Arsenal, sulla base di 30 mln più un'eventuale contropartita tecnica, accordo raggiunto con i procuratori del giocatore, scoppia l'ormai nota magagna: Cesc (come lo ha chiamato Galliani nel recente workshop di Livorno), preferirebbe coronare il suo sogno di tornare a Barcellona.

I catalani, dal canto loro, hanno altre priorità e non riescono a pareggiare l'offerta del Milan. E in fondo, per loro, Fabregas è uno sfizio, più che una reale necessità. Nasce quindi l'ormai famoso tira e molla, con Galliani fermo, Fabregas indeciso, Barcellona dubbioso, Wenger che vorrebbe approfittare della situazione per guadagnarci qualche milioncino in più.

A questo punto arriva la domanda di cui sopra: "ma voi, la sposereste una donna che vi confessa di amare un altro?" . Domanda posta dal presidente Berlusconi ai tre reggenti del mercato rossonero. Domanda che nasce da una considerazione, giusta o sbagliata che sia: quando ti chiama il Milan, non puoi dire "ci penserò".

Ecco perchè, ed è questo il fatto nuovo, direttamente dal presidente è partito un termine perentorio, direttamente a Fabregas: una settimana, massimo dieci giorni, non di più. O dentro o fuori. Legittimo. E per quanto può valere la mia opinione, assolutamente condivisibile.

Galliani e Allegri hanno abbozzato: ok, e speriamo che si decida. Perchè l'obiettivo principe, rimane lui. Alternative possibili solo due: Hamsik e Pastore. Il primo, però, ha un presidente molto scomodo ("De Pulcinellis"...), che ha un po' troppo calcato la mano, al punto di sconsigliare ogni trattativa: per cui o Hamsik lo si prende a cifre da affare, o niente. Il secondo, Pastore, ha anche lui un proprietario, al 50%, con cui è difficile trattare.

Il Milan, in questi giorni, ha contattato Marcelo Sirmonian, proprietario dell'altra metà del cartellino, in modo da utilizzare un po' la stessa strategia usata nell'affare Ganso: e cioè mettere di fronte al fatto compiuto Zamparini. Il problema è che l'operazione sarebbe comunque onerosa, e Berlusconi ritiene sciocco spendere così tanto per un giocatore che non più di due anni fa venne offerto al Milan per due soldi.

Resta sempre poi in piedi la pista Danilo, percorribile, però, solo in caso di sblocco sugli extracomunitari.

Ultimatum anche a Kakà. Col giocatore c'è l'accordo, col Real un po' meno: Perez vorrebbe un prestito secco e gratuito per un anno, e poi se ne riparla. Galliani spinge per bloccare il costo del cartellino già da ora, con una sorta di diritto di riscatto prefissato.

Anche in questo caso Berlusconi ha invitato Kakà a muoversi nei confronti di Perez. Un accordo comunque si troverà.

Ma la vera notizia è un'altra. Berlusconi, con l'approssimarsi dell'entrata in vigore del fair play finanziario, sà benissimo che non potrà, già dalla prossima stagione, permettersi grossi lussi sul mercato. Ecco perchè ha espressamente chiesto a Galliani, aldilà dei vari Fabregas, Hamsik, Pastore e Kakà, di muoversi subito su un nome importante, uno di quelli che piacciono a lui, per intenderci. Un acquisto mediatico, non importa quanto oneroso (comunque non eccessivamente...), da presentare al Trofeo Berlusconi del 21 agosto. Un top player, un nome di fascino, per riempire San Siro.

Non si è ancora fatto alcun nome, ci si sta ragionando. Ma non ci sorprenderemmo se il nome nuovo fosse in attacco.

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