UN MEDIANO COL “VIZIO” DEL GOL!
L’attenzione del Terza Pagina di oggi torna su uno di quelli che abbiamo definito il “meraviglioso manipolo di ragazzi che fece l’impresa” di conquistare lo scudetto della Stella.
Di quel Milan fu un elemento imprescindibile, uno di quelli che garantiva geometrie e sostanza, uno di quei giocatori di cui ti accorgi  e di cui senti il peso solo quando manca.
Nessuna concessione allo spettacolo, nessuno  svolazzo, nessuna giocata ricercata: Walter De Vecchi era un centrocampista che garantiva un contributo sempre elevato e costante, uno di quelli su cui l’allenatore sapeva di poter sempre fare affidamento, una colonna a cui aggrapparsi anche quando tutto intorno il terreno sembrava stesse cedendo.

Ci si poteva fidare del suo fisico potente, ci si poteva fidare di uno che sembrava non perdere mai la calma, ci si poteva aggrappare al suo potentissimo destro dalla lunga distanza quando gli attaccanti facevano fatica a sfondare le linee della difesa avversaria.
Ed il suo apporto in termini di gol  “l’Avvocato” non lo fece mai mancare, ma, soprattutto, aveva il dono di segnare gol dal peso specifico enorme.
Pensate, il Milan non ha mai perso quando De Vecchi ha fatto gol, e ben  otto dei suoi undici gol in campionato (in 94 patite) sono stati decisivi per la conquista di punti.
Insomma, il buon Walter sapeva scegliere bene il momento in cui caricare l’artiglieria, ed è proprio grazie a due gol che è entrato definitivamente nel cuore dei tifosi rossoneri e nella galleria dei protagonisti assoluti della nostra storia.
“Il miracolo di De Vecchi”, così titolava la Gazzetta dello Sport di lunedì 19 marzo 1979, all’indomani di uno dei Derby più emozionanti degli ultimi quarant’anni.

Il Milan di Liedholm è in testa alla classifica con 3 punti di vantaggio sul Perugia, 4 sul Torino e 6 sull’Inter.
Dopo un girone d’andata impeccabile, i rossoneri cominciano a perdere qualche colpo, e dopo uno scialbo 0-0 casalingo contro la Juventus alla 21ma giornata, sono chiamati ad una sfida decisiva per la corsa al titolo nella partita per antonomasia, quella contro i cugini dell’Inter.
Il primo tempo finisce 0-0, ma la superiorità dei nerazzurri è abbastanza evidente.
Nella ripresa succede di tutto.
Al 3’ Agnolin decreta un rigore a favore dell’Inter per un fallo di Baresi su Altobelli.
La prima grande emozione la regala Ricky Albertosi, che con uno scatto felino devia in angolo il tiro di “Spillo”.
L’esultanza dei milanisti però dura poco: dopo appena due minuti Oriali sblocca il risultato per l’Inter.
Il Milan prova a reagire, ma i nerazzurri gestiscono bene la gara ed a 12 minuti dal termine in contropiede raddoppiano con Altobelli.
Il Milan è sull’orlo del k.o., e sembrano rispuntare i fantasmi “di Verona” di qualche anno prima.
Ma gli episodi che renderanno quel derby memorabile devono ancora accadere.

Minuto 81, punizione dal limite per il Milan: tocco di Capello per De Vecchi che spara un rasoterra nell’angolino alla destra di Bordon.
Il Milan si butta in avanti, e prova l’arrembaggio finale.
All’89’ il miracolo: ancora Capello appoggia a De Vecchi, gran bolide dai venti metri e palla ancora in rete.
Praticamente una fotocopia del primo gol.

Nel tripudio generale De Vecchi corre verso la panchina inseguito dai suoi compagni impazziti di gioia, ed indimenticabile è il balzo sul mucchio rossonero della maglia gialla di “nonno Albertosi” arrivato dalla porta.
Finisce 2-2, e la carica ingenerata da quella straordinaria rimonta permetterà al Milan di riprendere la sicura marcia verso la conquista del decimo scudetto.

Il grande Beppe Viola commenta la gara con la celebre frase “De Vecchi, l’Avvocato del Diavolo, fa meglio di Perry Mason, vincendo una causa persa”, mentre l’incontentabile Liedholm con la solita ironia fece notare che “se si fosse giocato ancora per dieci minuti, il Milan avrebbe vinto la partita”.

De Vecchi era stimato dal pubblico milanista, ma quella partita lo fece diventare un autentico idolo.
Il cuore che ci aveva messo nel momento della difficoltà era quello di chi alla maglia rossonera ci teneva veramente; lui quella maglia ce l’aveva tatuata sulla pelle fin da bambino, da quando entrò a far parte delle giovanili rossonere prelevato dal Brambilla Bresso.

Fu l’esperienza nel Monza a convincere la dirigenza rossonera che Walter era pronto a diventare un elemento importante del nuovo centrocampo di Liedholm, uno di quei giovani che insieme a Novellino, Buriani, Maldera, Baresi e Collovati doveva supportare i gruppo “degli esperti” guidata da Rivera, Bigon e Capello.

Il rendimento offerto “dall’Avvocato” lo fece diventare un titolare inamovibile, ed anche nella stagione successiva risultò uno dei calciatori con il maggior numero di presenze dell’intera rosa.

Le vicende de calcioscommesse che coinvolse il Milan rappresentarono un episodio cruciale nell’avventura rossonera di De Vecchi.
Lui il contributo alla pronta risalita del Milan nella massima serie lo diede regolarmente, ma il nuovo corso milanista decise di affidare a Delio Moro le chiavi del centrocampo rossonero, e così fu confezionato lo scambio dei due centrocampisti con l’Ascoli di Rozzi e Mazzone.
Col senno di poi fu un errore clamoroso, purtroppo non l’unico commesso dai tecnici e, soprattutto, dai dirigenti  di un quel Diavolo che si dimostrò veramente povero.

Per Walter De Vecchi qualche rimpianto, ma almeno la soddisfazione di essere diventato non solo uno dei “leggendari ragazzi della Stella”, ma anche uno degli uomini simbolo della “madre di tutte le partite”, e cioè Milan-Inter!
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