The must go on…ma non per tutti
26 anni…una vita tutta da vivere…un futuro nuovo che avrebbe dovuto vederlo presto nella nuova difficile meravigliosa veste di padre…la prova tangibile di un amore infinito…spavaldo va incontro al destino sentendosi invincibile, come un coraggioso cavaliere sul suo destriero…lui pedala e corre sulla sua  bicicletta.

Senz’altro un amore nato da bambino…chi non ha amato la propria bicicletta?

Ci faceva sentire importanti…forse il primo vero segno di distacco dal dolce giogo materno…due piedini che impazienti si muovono veloci e la carezza del vento sulla faccia…ci sentivamo grandi…ci sentivamo liberi…e quante cadute! Ci si rialzava, si ripuliva la ferita…l’alcool che bruciava da morire e il…non è niente disinfetta…di chi si occupava di noi.

Per lui dev’essere stato lo stesso, perché certe cose non hanno confini ed accadono in Italia come nel Belgio, patria di un grande corridore come Eddie Mercxk.

Ed è forse questo che sognava  Wouter Weylandt  fin da bambino, mentre faceva girare i pedali, emulare quel suo idolo divenuto grande correndo in bicicletta. Ed è inseguendo il suo sogno che diventa professionista nel 2005. Un inizio non fortunato il suo, ha dovuto sconfiggere la mononucleosi, ma non si è dato per vinto e con quel suo sguardo azzurro e ridente, con quel suo sorriso da bambino entusiasta, non è mai sceso di sella, pronto a ripartire, voglioso e caparbio come sempre, verso nuovi traguardi…invece il tempo l’ha portato verso un  tragico destino, a cui ha dovuto arrendersi e cedere il passo alla vita.

Fato…sfortuna…distrazione…leggerezza…o negligenza di chi doveva prendere decisioni su strade, percorsi, sicurezza?

Oramai è tutto relativo…quel largo sorriso e quello sguardo fanciullesco si sono spenti per sempre, lasciati su una curva d’asfalto  a pochi chilometri dal traguardo di tappa del giro d’Italia.

Le immagini che ci propongono sono terribili…come non pensare ad un'altra tragedia simile…il nostro Fabio Casartelli nel 1995, morto in circostanze analoghe più o meno alla stessa età ed ultimo, in  ordine di tempo, il diciannovenne Thomas Casarotto, lo scorso settembre, morto dopo cinque giorni di agonia…anche per lui…fatalità o leggerezza?

Andare in bicicletta è davvero una cosa alla portata di tutti e che dovrebbe rallegrare la vita, non alimentare la morte. Invece quasi si muore più che in Formula Uno.

Forse ci vuole un po’ più accortezza degli addetti ai lavori nel preparare le gare, evitare discese estreme e, se proprio, metterle adeguatamente in sicurezza, perché i corridori non sono sufficientemente protetti, come funestamente dimostrato, per le cadute importanti.

Il ciclismo agonistico sta assurdamente pagando un tributo troppo alto in vite umane, probabilmente in nome della spettacolarità si è colpevolmente trascurato il resto, ma chiaramente, pur nel contesto del dolore…the must go on…

Ed è questo che non capisco e che mi appare strano…

Perché solo il calcio deve essere fermato, con scandalizzati e retorici argomenti…in caso di evento eccezionale…pubblico e negativo…dove sta la differenza?

Si muore in Formula Uno…in moto…in bicicletta…anni fa anche con la scherma…lo sport sta pagando un assurdo tributo di vite umane, fato o responsabilità umane poco importa “dopo”.

E’ solo il mondo del calcio, però, che viene fermato in questi casi… solo ed esclusivamente il calcio…assurdo continuare a giocare ci dicono i benpensanti di turno.

Perché…non è assurdo continuare una competizione come il Giro d’Italia, su cui aleggia lo spirito del giovane Weylandt e che ha rischiato di doppiare la tragedia solo due giorni dopo?

Varcare il traguardo abbracciati e un minuto di silenzio…articoli di stampa e servizi televisivi e neanche tanto approfonditi…non può essere liquidato tutto così!

Possibile che gli interessi che muovono questo carrozzone non possono essere retrocessi nei valori della vita…che neanche la morte di un ventiseienne che avrà un figlio che non conoscerà mai il suo papà sia un valido motivo per fermare tutto?

Mi piacerebbe conoscere la differenza tra questa morte e quella di un ultrà….due vite spezzate che meritano rispetto e che devono servire a far riflettere…entrambi ed a qualsiasi mondo appartengano.

Fermiamo il giocattolo…oppure…
The must go on…valga per tutti
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