Cercasi qualità disperatamente!
Scritto da Gianpiero Sabato   
Giovedì 10 Febbraio 2011

La decima tappa del Giro d’Italia del 1991 è una cronometro individuale che da Collecchio porta a Langhirano. Franco Chioccioli è in maglia rosa da diversi giorni, ma, nonostante sia un discreto cronoman, deve difendersi dagli attacchi dei  super-favoriti. Dopo una fatica enorme, al termine della tappa, Chioccioli riesce a conservare la maglia rosa per un solo secondo sul vincitore di tappa Gianni Bugno. Nel dopo tappa tutti elogiano Bugno per la prestazione, ed unanimemente  pronosticano a breve un sorpasso in classifica generale: un secondo è un distacco troppo insignificante per reggere. Nonostante tutto, Franco Chioccioli, con il volto sfigurato dalla fatica ma con un bel sorriso,  giocando con le parole dice “Meglio essere primo per un secondo, che essere secondo per un primo!”

Partiamo da questo breve e simpatico aneddoto per fotografare il momento del nostro campionato. Nonostante in queste ore ci sia una corsa degli addetti ai lavori, degli sportivi e dei tifosi (milanisti compresi) ad elogiare la “remuntada”interista ed a vaticinare l’imminente sorpasso in classifica ai danni del Milan, è il caso di sottolineare che per il momento, nonostante tutto, in testa alla classifica c’è ancora il Milan. Certo, allo stato attuale, questa sembra essere l’unica notizia positiva in casa rossonera, perché è inutile negare che ci sono dei problemi che destano preoccupazione.

La causa principale di tali problemi è imputabile ai numerosi infortuni, poiché si sono concentrati principalmente in un reparto (il centrocampo) e ci hanno sottratto nel momento migliore (e per un periodo lungo) gli uomini con le caratteristiche più importanti.   Allegri aveva trovato la quadratura del cerchio con i due mediani, Pirlo largo a sinistra, Boateng trequartista, Ibra e Robinho davanti. Era il Milan più solido, ma anche quello più bello da vedere, poiché in campo c’erano gli uomini in grado di rifornire velocemente le punte una volta recuperata la palla. Dopo Bologna (12 dicembre) quel Milan si è visto solo per 20 minuti contro la Roma (infortunio di Pirlo), poi mai più. E non è stato possibile neanche varare un surrogato di quel Milan poiché sono venuti meno sia Boateng (a Dubai) e sia Seedorf (che tra l’altro era anche in un periodo di forma scadente).

Del miglior Milan di Allegri (quello che per intenderci ha dominato il torneo) è rimasta la solidità (squadra imbattuta e con pochi gol al passivo), ma è sceso paurosamente il livello qualitativo nella zona più importante del campo.

Gli interventi della società in sede di mercato invernale sono serviti per mettere una pezza in termini di uomini a disposizione, ma nessuno di questi centrocampisti ha le caratteristiche di Pirlo, e nemmeno di Boateng.  Il Milan tutto muscoli è una soluzione temporanea, una soluzione che può portare a vincere delle partite perché davanti  c’è gente in grado di vincere le partite da sola, ma non può assolutamente essere lo schema ideale nel lungo periodo. Le partite più ostiche si vincono con uomini che siano in grado di cambiare facilmente il fronte del gioco, e questo lo può fare solo Pirlo (non certo Gattuso, Ambro o Flamini); il Milan dei due mediani ha bisogno di un centrocampista in grado di inerirsi negli spazi creati dalle punte, e questo lo fa meglio di tutti Boateng.  Robinho non è un trequartista, e non lo è neanche Cassano, ma  l’unico in grado di farlo è Seedorf (e se ci pensate bene il Milan della lunga serie positiva che ci ha portato in testa era quello con l’olandese in campo), a patto che recuperi dall’infortunio  e con un passo decisamente diverso da quello mostrato nell’ultimo periodo. Parlare di infortuni non è un semplice esercizio nel creare alibi e scusanti; gli infortuni non sono tutti uguali, ma soprattutto fa una grossa differenza se ad infortunarsi  (ed a lungo) sono certi giocatori piuttosto che altri: il peso di certe mancanze sul gioco della squadra alla lunga può creare dei danni evidenti ed enormi.

Del resto, c’è qualcuno che pensa veramente che la rinascita dell’Inter sia dettata dalle capacità tecniche-tattiche di Leonardo De Araujio? La rinascita è dettata dal fatto che un conto è giocare con Oby, Biabiany, Mariga e Felice Natalino, ed un conto è giocare con Cambiasso, Thiago Motta, Sneijder, Maicon (quello di adesso) ed il mercato di gennaio (Pazzini e Kharja).

Al di là delle difficoltà dettate dalla mancanza di certi uomini,la cosa che conforta è che il Milan comunque non è messo così male come qualcuno vuole far credere (la gara con la Lazio grida vendetta ed il pari di Genoa  con un po’ di fortuna la si portava a casa), anche se è giusto sottolineare come ci siano delle difficoltà nel ritrovare quella fluidità della manovra che ha fatto del Milan la squadra migliore del campionato. Aspettiamo con fiducia, quindi, il ritorno (che sembra vicino) dei nostri uomini in grado di dare qualità al gioco, per andare ad integrare quella quantità che invece non è mai mancata.

Per vedere il bicchiere mezzo pieno, diciamo che il vantaggio che avevamo accumulato  è servito per superare il periodo delle difficoltà limitando al massimo i danni: affrontare i problemi da capolista è sicuramente meglio che farlo in mezzo al gruppone. La cosa importante è pensare solo a noi stessi, fregarcene di quello che fanno gli altri, credere ciecamente nei nostri mezzi (che sono tanti), non farsi prendere da frenesie e paure varie. Questo scudetto possiamo e dobbiamo vincerlo noi!

A proposito….volete sapere chi vinse quel Giro d’Italia del 1991 di cui parlavamo all’inizio del pezzo? Naturalmente Franco Chioccioli!

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